Napoli, al Mercadante, Silvio Orlando straordinario interprete e regista ne “La vita davanti a sé”

foto Paola Improda

È possibile vedere fino a domenica prossima, 19 dicembre, al teatro Mercadante di Napoli, l’ultimo spettacolo “La vita davanti a sé” di e con Silvio Orlando “, tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, scrittore lituano naturalizzato francese, morto suicida nel 1980. Pubblicato nel 1975 da Mercure de France con i diritti teatrali della prestigiosa Casa Editrice Gallimard.

Il romanzo, più volte adattato per il cinema e il teatro, pensiamo infatti alla trasposizione del film, nel 1977, diretto da Moshè Mizrahi con la divina Simone Signoret,  nel ruolo di Madame Rosa e Samy Ben-Youb in quello di Momò. Il film vinse l’Oscar come miglior film straniero nel 1978.

E come non citare l’ultima versione cinematografica con la regia di Edoardo Ponti e con la splendida Sophia Loren nei panni di Madame Rosa, e il bravissimo Ibrahima Gueye (Momò), con Renato Carpentieri Massimiliano Rossi.

La versione di Silvio Orlando, volutamente ridotta per l’adattamento teatrale, è davvero unica, riesce, da solo, a proiettare il pubblico nel vivo della storia, dando la sensazione di essere dentro le pagine del libro. Lo fa con una sensazione di leggerezza senza però togliere le complessità dei personaggi, ma dando loro forti sentimenti e passioni.

Parigi anni ’70. Siamo nel quartiere multietnico di Belleville, in una casa sgangherata al sesto piano di un vecchio edificio senza ascensore.

Qui ci abita Momò, bimbo arabo di 10 anni, dato in affido dalla sua mamma a Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che sbarca il lunario prendendosi cura dei – letteralmente – figli di puttane della città.
Per Momò la vita da Madame Rosa non è facile, i vaglia postali dei genitori non arrivano sempre puntuali, le mamme degli altri bambini vanno spesso a trovare i loro figli, ma sua madre non va mai neanche a salutarlo.
Nonostante le molteplici difficoltà e talvolta forti incomprensioni, Momò vuole bene a Madame Rosa e si fa voler bene da tutto il quartiere: dalla vicina di casa trans che ascolta solo musica Pop, alla famiglia di traslocatori che spesso aiutano la robusta Madame  a salire le scale del vecchio palazzo fatiscente.
Un pomeriggio nei pressi dell’Opéra, Momò, incantato dalle vetrine scintillanti di un bellissimo negozio, incontra una bellissima donna che lo nota tra la folla e lo porta con sé nel luogo più magico che c’è: una sala di doppiaggio.
Il piccolo bambino arabo resta affascinato dal vedere con che facilità si può riavvolgere il nastro e tornare indietro con le scene. Quante cose scoprirebbe, se potesse riavvolgere il nastro della sua vita ed andare indietro nel tempo;  quanti fermi immagine custodirebbe con sé, tenendosi stretto ogni attimo di piccola felicità vissuta.
Momò però sa che nella vita vera non si può tornare indietro e che deve affrontare la realtà, triste od ingiusta che sia.
Silvio Orlando ci conduce nel racconto di Gary, interpretando da solo e magistralmente tutti  i personaggi: non facciamo fatica a vedere Madame Rosa parlare ad un piccolo Momò o al padre biologico del bambino tutto senza cambi di scena o di abiti, ma solo grazie alla mimica corporea e alla straordinaria interpretazione che solo un grande attore come lui può fare.
A fare da cornice allo spettacolo una splendida scenografia, il malconcio e sbilenco palazzo di sei piani occupa l’intera scena e sembra portarci in quella Parigi decadente che troviamo nei quadri dell’impressionista Gustave Caillebotte.
Infine una menzione speciale all’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre ( composta da Simone Campa, Gianni Denitto, Maurizio Pala e Djambe Kaw Sissoko) che con la loro musica danno quel tocco di leggerezza ed armonia all’intero spettacolo.

 

Paola Improda