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Napoli, alla Sala Assoli, successo per “Tempesta” di Rosario Sparno

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Tempesta di Rosario Sparno – ph©Pino Miraglia

A Napoli, in Sala Assoli, dopo la magia di Sogno, si conclude con “Tempesta” il dittico “Shakespeare e l’Illusione”. In scena a cavallo dello scorso capodanno fino al 5 gennaio, con Tempesta, Sala Assoli inaugura l’anno sotto il segno della tradizione, innovazione e pura follia.

Produzione Casa del Contemporaneo, adattamento e regia di Rosario Sparno, in scena una triade pirotecnica con Massimiliano Foà, Luca Iervolino e Paola Zecca, per una realizzazione scenica che va tra l’incanto e la magia, dove umano e inumano si sfiorano e si specchiano per esprimere tutta l’introspezione shakespeariana.

“Dormi Calibano, dormi, non avere paura”

Come l’opera originale, in un’isola lontana i protagonisti del melodramma si ritrovano a combattere contro le ingiustizie causate dall’uomo. Prospero, esiliato sull’isola con sua figlia Miranda, escogiterà un piano di vendetta contro Alonso, il Re di Napoli. Aiutato dallo spiritello Ariel e dallo schiavo Calibano, egli scatena una tempesta in mare che distrugge la nave con il Re e suo figlio Ferdinando. Al naufragio, incolume, Ferdinando si ritroverà sull’isola a cercare suo padre, imbattendosi in Miranda, della quale si innamorerà.

“Io ora mi perdo nei tuoi occhi”

In un gioco di oppressione e redenzione, le carte in tavola cambiano durante la partita. Le convinzioni dell’uomo iniziano a sgretolarsi e inizia la consapevolezza di essere tutti schiavi di un tiranno. Un burattinaio che muove i fili e mantiene il controllo di una gabbia dove, crudelmente, l’uomo viene rinchiuso. In Tempesta, folli e disperati, i personaggi provano ad uscirne, lottando per riacquistare una libertà perduta in un’isola incantata.

“La tua non è magia, è perfidia”

Anche con uno sguardo al tempo passato, Rosario Sparno affronta con fatti lontani e fantastici, tematiche contemporanee. L’io, la perdita, la lotta, la lontananza dal sé, lo sfruttamento, come costanti senza fine. La tempesta diviene così comune, comprensibile, palpabile. Una metafora intrinseca di significazione condita da inganni, malintesi e terribili vendette.

“Una nave si avvicina e con essa sento odore di tempesta”

Come in Sogno, i personaggi della storia sono i soggetti dell’illusione. Schiacciati, avviliti, esasperati perché vittime di se stessi, dopo aver raccolto pugni di sale, si arrendono alla verità. Non serve più la magia quando la realtà si chiarifica: l’isola si dissolve, il potere crolla, “non ci sono più padroni, e non ci sono più schiavi”. L’essere umano, qui, non può che crollare, creando un nuovo tempo, in cui si potranno inventare nuove storie “stavolta senza re. Anche se io vorrei essere re”.

Roberta Fusco

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