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“Usciresti con te stesso?” è l’incipit dello spettacolo intitolato “Giulietta e Romeo, stai leggero nel salto” con la regia di Roberto Latini ed interpretato dallo stesso autore e dalla magnetica Federica Carra, lo spettacolo è andato in scena il 5 e 6 ottobre al Teatro Civico 14, di Caserta.
Roberto Latini sceglie una scena che gioca su un forte impatto visivo, ma con una semplicità che colpisce. Il filo di neon rosso che corre lungo il pavimento diventa una sorta di confine luminoso che definisce gli spazi scenici, in cui lui e Federica Carra si muovono. Lo stesso filo continua verso l’alto arrivando a scrivere la parola “Rose” sulla destra del palco, mentre a sinistra incornicia una composizione floreale. Questa scelta crea un contrasto affascinante tra l’artificialità del neon e la naturalezza dei fiori, conferendo alla scena una tensione tra il freddo minimalismo e il calore emotivo suggerito dagli elementi simbolici.
La rilettura contemporanea di “Romeo e Giulietta” di Roberto Latini, in collaborazione con la compagnia Lombardi-Tiezzi, e con Federica Carra, reiventa il celebre dramma shakesperiano come un vero e proprio “concerto scenico”.
Concentrandosi esclusivamente sulle rare ed intense scene in cui i due amanti sono insieme, Latini trasforma il testo classico in una rappresentazione minimalista e densa di emozioni. In questo approccio, la tragedia d’amore e del destino assume un ritmo quasi musicale, scandito dalla fisicità degli attori e dall’interazione con lo spazio scenico. Il testo, pur rimanendo fedele alla sua essenza, diventa un pretesto per esplorare le dinamiche intime tra Romeo e Giulietta, enfatizzando la passione e la fatalità che li travolgono. Questa nuova interpretazione abbandona la narrazione completa della vicenda per focalizzarsi sui momenti di massima intensità, regalando al pubblico una prospettiva inedita e profondamente emozionante della storia d’amore più famosa della letteratura.
L’apertura del “Romeo e Giulietta” di Roberto Latini evoca un’immagine sorprendente e suggestiva: il Romeo di Latini somiglia splendidamente a Sean Penn nel film “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino, dove l’attore interpreta una rock star decadente e vissuta.
Questa somiglianza estetica ed attitudinale crea un parallelo come un’icona ribelle e tormentata, quasi fuori dal tempo. Il gioco speculare si completa magistralmente nella chiusura, quando è la Giulietta di Federica Carra ad impugnare una chitarra elettrica, incarnando una sorta di Elvis al femminile. Questo ribaltamento dei ruoli non solo rievoca figure iconiche della cultura pop, ma sottolinea anche la forza della Giulietta contemporanea, capace di condividere con Romeo un linguaggio visivo e sonoro che esprime ribellione ed intensità emotiva. La chitarra elettrica, simbolo di una passione fuori controllo, diventa quindi un oggetto di connessione tra i due amanti, trasformando la tragedia shakesperiana in un concerto di emozioni, dove il rock si mescola alla tragedia classica.
Nei cinque fotogrammi centrali (incontro, balcone, matrimonio, alba, finale), la parola diventa un elemento chiave, intensamente struggente e a tratti tossica, esaltando l’intimità e la drammaticità della relazione tra Romeo e Giulietta. A questa narrazione emotiva si intrecciano brevi video, presentati con ritmo serrato che introducono riflessioni contemporanee. Realizzati dal collettivo italo-svizzero Treppenwitz, i video mostrano brevi interviste ai giovani trentenni alle prese con temi come amore, sesso, solitudine, paura, gelosia, insicurezze, disincanto, fugacità relazionali ed ipocrisia, creando un interessante dialogo tra l’amore idealizzato di Shakespeare e le relazioni moderne.
“Appartengo alla generazione del catalogo” e sempre continuando “faccio fatica a stare da solo”, sono queste alcune delle confessioni intime dei giovani trentenni che utilizzano le app di incontri per approcciare, e sottolineano che non esiste più quell’amore che dura per tutta la vita.
Oltre alle parole classiche di Romeo e Giulietta, due momenti distinti permettono alla voce femminile di emergere in una dimensione più personale ed attuale. Attraverso questi frammenti, si delinea un ritratto di una quotidianità moderna, fatta di condivisioni e tempi liberi, che la Giulietta di oggi vive.
Questi interventi autobiografici aggiungono profondità ed umanità alla sua figura, trasportando la tragedia classica in un contesto più vicino e riconoscibile, offrendo un’interpretazione che mette in dialogo passato e presente, tradizione e modernità.
Lo spettacolo di Roberto Latini riflette e ci fa riflettere sul tema della leggerezza nello sguardo sull’amore: ci invita a considerare la leggerezza come una qualità necessaria per affrontare il peso del vivere, non una superficialità, ma un modo diverso di percepire ed attraversare il mondo.
Questo salto è un momento decisivo, quel gesto che rompe con le pesantezze, le paure, le abitudini, e ci permette di avvicinarci all’amore, alla vita, con una nuova prospettiva. Ma perché il salto avvenga, è necessaria la leggerezza. E non si parla di un’assenza di profondità, bensì di una disposizione mentale che ci consente di sospendere anche solo per un attimo, il peso delle nostre aspettative, delle delusioni passate e di guardare con curiosità ciò che ci si presenta davanti. Senza questa leggerezza, il salto resta immobile, intrappolato dalla gravità delle nostre insicurezze.
In fondo, la leggerezza è proprio questo: la possibilità di prendere la vita e l’amore, meno come una sfida da vincere, e più come un viaggio da percorrere, con la disponibilità al salto, che si tratti di un salto improvviso o di uno che si costruisce lentamente dentro di noi.
Ersilia Marano