Aversa, al Liceo Classico Cirillo, “No Alla Corruzione, Sì Alla Trasparenza”. L’appello di Raffaele Cantone

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“No Alla Corruzione, Sì  Alla Trasparenza”

L’appello di Raffaele Cantone, Teresa Petrangolini e Sergio Rizzo ai giovani del Liceo Classico “D. Cirillo”  di Aversa.

Raffaele Cantone, che dal marzo del 2014 presiede l’Autorità Nazionale Anticorruzione, lo scorso venerdì 30 gennaio ha varcato i cancelli della sua vecchia scuola, il Liceo Classico Domenico Cirillo, dove si diplomò nel luglio del 1982. “L’esperienza fra i banchi di scuola è indimenticabile”, dice il magistrato, “e resta per tutta la vita. Le idee che ancora oggi dimorano in me hanno iniziato a formarsi proprio qui, in queste aule. Studiate!”.

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Ma non è il solo appello che il giudice rivolge ai ragazzi. Lui, che dell’anticorruzione ha fatto il suo pane quotidiano, ancora non è stanco di battersi perché l’Italia diventi uno Stato davvero democratico, un posto dove i diritti del cittadino siano davvero rispettati: “Sbloccare l’Italia è: eliminare la corruzione”. Il nostro è un Paese corrotto fin nelle sue più intime fibre, che dall’illegalità è lacerato forse perché l’illegalità ormai ognuno di noi se la porta appiccicata addosso. Per questo è necessario un vero e proprio “cambio di cultura”: un processo più complesso, più profondo, perché la corruzione non è solo colpa della politica, ma anche della società. Per questo la speranza è nei giovani. Quelli che della nostra società sono la parte emergente, nuova, che ancora è in tempo per staccarsela di dosso, l’illegalità, che ancora può crescere nell’odio per l’ingiustizia ed affiancare da subito chi di questa lotta ha fatto la sua missione. È  dai giovani che il cambio culturale deve partire. Dalla scuola, che ha il compito di sensibilizzarli e di indurli ad una riflessione etica critica e consapevole. “La responsabilità verso il mondo dipende dal potenziale umano di ciascuno”, ricorda Teresa Petrangolini, membro del Consiglio Regionale del Lazio, “la cittadinanza attiva è un antidoto per la corruzione”. Non bisogna pensare che l’attività individuale non serva a niente, perché è l’unione di tutti noi che può fare la differenza, e la Petrangolini spiega ciò attraverso la favola del colibrì: –  L’incendio nella foresta inizia a spegnerlo il colibrì, una goccia alla volta, pian piano: ma il suo tentativo non passa inosservato, ed è affiancato prima da tutti gli altri cuccioli, poi da ogni abitante della foresta. Da solo, non sarebbe mai riuscito a spegnere l’incendio ma, dando l’esempio a tutti i compagni, salva un’intera foresta, lui che è un uccello piccolo piccolo. “Bisogna chiedere trasparenza, bisogna pretenderla: i giovani, che hanno dalla loro parte anche la forza di Internet, possono iniziare la loro battaglia anche senza l’appoggio costante delle istituzioni, da bravi colibrì”.

“L’attuale condizione italiana”, come spiega Sergio Rizzo, editorialista del Corriere della Sera, “non è solo colpa di politici e professori. È  colpa anche della stampa, che del fenomeno delle mafie ha parlato male e in ritardo, non volendo ammetterne l’esistenza”.

“Dobbiamo riappropriarci del nostro diritto a vergognarci” continua, poi, la Petrangolini. Del diritto di scandalizzarci, di sentirci umiliati per come le cose vanno nel nostro Paese: l’emerito Presidente della Repubblica Giovanni Leone rassegnò le sue dimissioni a causa di alcuni scandali familiari finiti sotto i riflettori; oggi, politici accusati di frode, corruzione e concorso in associazione mafiosa si rifiutano di lasciare le proprie poltrone. “Si è sempre fatto così” – è una frase che va cancellata dal nostro vocabolario: la mentalità italiana va cambiata e rivoluzionata. –

“E non è vero che la paura debba essere per forza un sentimento negativo”, – sottolinea Cantone. – “È  un sentimento utile: è lo stimolo al coraggio, alla ribellione. Essere indifferenti al sistema e subirne gli abusi anche una sola volta è come dichiarare di volerli subire tutta la vita. Ma se dalla paura nasce il coraggio di denunciare l’illegalità, allora all’orizzonte si intravedrà la fine di questa battaglia”. Le mafie non sono sconfitte, stanno solo cambiando pelle. Oggi come negli anni ’80 si è molto lontani dal controllare tutto, ma si è a buon punto: la parte armata dei Clan è stata abbattuta.

I relatori hanno concluso il convegno con l’invito al dialogo continuo, che sia globale e costante: con la politica, con la stampa, con la giustizia, con la scuola, ma soprattutto con tutti i concittadini, alleati contro un nemico comune.

 

Maria Dolores Schiavone

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