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“Le persone prima di tutto”, il nuovo video immaginato dai Letti Sfatti e Sandro Ruotolo, manifesto dei nostri giorni

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“Le persone prima di tutto”, è il titolo del nuovo video dei Letti Sfatti (Jennà Romano e Mirko Del Gaudio) con la partecipazione di Sandro Ruotolo;  un manifesto surreale che con immagini, musica e parole drammaticamente vere, rendono in maniera esplicita e diretta questi giorni che stiamo vivendo.

Un manifesto che racchiude in una miscela di musica, parole, immagini cinematografiche ma soprattutto reali, quell’esigenza e quell’emergenza artistica e umana che in questo momento storico ha spinto il cantautore Jennà Romano (Letti Sfatti), il giornalista e senatore Sandro Ruotolo e il regista Lorenzo Cammisa a creare questo intenso documento video.

Il tutto parte da una canzone dei Letti Sfatti, contenuta nel libro + album di Jennà Romano “Il lanciatore di donne” (ed. Spartaco) edito lo scorso Dicembre e che si rivela, però, incredibilmente attuale in questo momento.

 

Differentemente ha contattato, telefonicamente, il senatore Sandro Ruotolo che ha, gentilmente, risposto alle nostre domande.

Le persone prima di tutto, un progetto che ha sviluppato insieme alla band Letti sfatti, e che è diventato un manifesto per questa situazione che stiamo vivendo, ci vuole dire com’è nata l’idea?

Non è stato difficile, il pezzo di Jennà Romano L’Abitudine a veder morire ha aiutato molto nell’ideare e realizzare questo progetto, un manifesto surreale, atmosfera quasi da Blade Runner nel video e che colpisce molto se si pensa che per quanto il virus possa essere paragonato ad una sorta di “livella”, c’è sempre chi subisce di più e ne esce sconfitto in un modo o nell’altro, e ovviamente, questi sono gli anelli più deboli della società.

Ho partecipato con convinzione e sentimento a questo progetto, con sensazioni e pensieri rispetto ad un bisogno di un nuovo umanesimo: le persone prima di tutto.

Come abbiamo detto il video è basato sul brano di Jennà Romano L’abitudine a veder morire. L’essere umano davvero si abitua a tutto?

Io non credo, l’essere umano può indignarsi, può spaventarsi, ma non può rassegnarsi a tutto, soprattutto alla morte.  Ho assistito personalmente, in tanti anni di giornalismo, a episodi di guerra, sono stati nei posti dove la guerra era in atto, come in Bosnia, e lì nonostante la realtà tragica e drammatica, dopo un po’ si avvertiva la necessità di reagire e lottare per salvarsi.

Ho documentato stragi e delitti di camorra e mafia, io stesso ne sono stato testimone e vivo da 5 anni sotto scorta, quindi in una condizione di restrizione, ma in tutti questi anni, nella maggior parte delle persone ho visto indignazione, sgomento, e istinto a reagire, dovuti proprio a l’istinto primordiale e più importante, quello della sopravvivenza, per cui non ho visto rassegnazione o assuefazione. E voglio sperare che sia sempre così.

Più che mai siamo convinti che isolarci sia un gesto di protezione verso i nostri cari. Dopo questa emergenza saremo più controllabili? Le coscienze si risveglieranno, riusciranno di nuovo ad interagire fisicamente e non solo virtualmente fra di loro?

Sicuramente, io, anzi, spero che non sia tutto come prima, perché non è che stavamo proprio bene, ma che questo periodo storico che stiamo vivendo sia un’occasione per ricominciare; sappiamo certamente che sarà una fase lunga, il punto più delicato di questa vicenda,  sarà che avremo una “democrazia sospesa”, cioè non ci potranno essere più assemblee, non si potranno incontrare le persone, non avremo, per molto tempo ancora, la possibilità di organizzare riunioni e momenti di confronto.  La fisicità che è l’elemento più importante delle nostre vite, è un elemento congelato, dovremo aspettare un po’ e la ripresa sarà graduale.

Anche in un momento storico così assurdo e tragico, qual è vivere una pandemia, non sono mancate le polemiche sia a livello globale che nazionale. I primati, le colpe, il voler vedere, per forza, nell’altro il nemico. L’umanità continuerà nella sua ricerca spasmodica di un capro espiatorio?

Sì, in realtà c’è questo modo del tutto sbagliato di porsi nei confronti di un’emergenza epocale, il confronto è sempre giusto, infatti è alla base della democrazia, ma sicuramente ci sono momenti in cui si devono rispettare le perdite umane, il dolore, le difficoltà di intere popolazioni;  piange il cuore vedere e sentire polemiche sterili. Il Governo, si deve, ovviamente assumere la responsabilità di prendere decisioni importanti, le critiche di merito sono anche ben accette, ma è il tono che deve essere una forma di rispetto per chi sta lavorando e chi sta soffrendo in questo momento.

E ovviamente non potevano mancare le polemiche Nord Sud, quelle che riguardano il nostro Paese, può esprimere la sua opinione in merito a questa atavica diatriba?

Sì, lì ti cadono proprio le braccia, perché si continua a ‘giocare’, anche da parte di alcuni giornalisti e testate, sugli stereotipi che ormai non attaccano quasi più da nessuna parte, se non in qualche sparuto gruppo di persone che vogliono continuare a crederci. Non si può negare che in questo frangente Napoli, come città sempre additata, e i campani, in generale, hanno reagito subito e si stanno comportando bene, stanno rispettando, com’è giusto che sia, le regole, gli ordinamenti nazionali e regionali. In riferimento alle foto circolate sul web e sui giornali in alcune zone di Napoli, come la Pignasecca, lì c’è proprio un problema di struttura urbanistica, piccoli vicoli e stradine ad alta concentrazione di abitanti, è chiaro che anche una semplice fila al supermercato può sembrare un assembramento.

E comunque, vorrei riportare ad una ‘unione nazionale’, dare soddisfazione al nostro Paese, che dopo una prima sottovalutazione del problema, dovuta alla non conoscenza del virus e delle sue conseguenze, il modello italiano, oggi, è diventato di esempio a tutti gli altri Paesi europei e non. Per questo dobbiamo essere forti e uniti nel continuare ad osservare il distanziamento sociale, ma ce la faremo, sicuramente.

Giornalista stimato e amato da tutti, da poco diventato senatore, di quali responsabilità si è fatto carico e quali soddisfazioni si aspetta da questo nuovo e importante impegno?

Io, nella mia carriera giornalistica, ho sempre raccontato quelli che non avevano voce,  sono stato sempre dalla loro parte, e penso che continuerò a farlo anche per quanto riguarda il mio impegno politico, racconterò la mia Napoli, il mio Mezzogiorno, perché è facile difendere i forti, ma è più bello aiutare i più deboli, più impegnativo ma sicuramente dà più soddisfazione.

 

Giustina Clausino

 

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