Napoli, al Piccolo Bellini, incanta la “Penelope” contemporanea di Martina Badiluzzi

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L’autrice e regista Martina Badiluzzi con la sua scrittura poetica, ironica, sarcastica, intima, ed anticonvenzionale dà voce ad un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia e della mitologia greca, Penelope dell’Odissea.

La regista prende le parti di Penelope con grande forza e ne esplora le tante sfumature, mettendo in scena la vera natura del mito.

Finalmente Penelope può raccontare le sue verità, portarci nei suoi inferi, scoprire le sue ferite, mostrarci le sue fragilità ma al tempo stesso la sua forza, senza temere la vendetta o il giudizio.

È una Penelope contemporanea e moderna ma al tempo stesso mantiene i riferimenti mitologici che spesso cogliamo in questa sorprendente ed irriverente pièce teatrale e lo fa attraverso la bravura, la potenza scenica, il talento e la passione dell’attrice Federica Carruba Toscano, è lei la Penelope che abbiamo ammirato al piccolo Bellini di Napoli.

La regista e l’attrice sono complici, alleate e in completa sintonia e seppur sul palcoscenico troviamo la sola Federica, sentiamo che la sua presenza, le sue battute, le sue emozioni, la sua attesa appartengono all’universo femminile, scrutandone vizi e virtù.

Il palcoscenico è scarno, oltre alla protagonista troviamo oggetti, ventilatori di diverse altezze e una vecchia poltrona di pelle color arancio con le rotelle. Questi oggetti sono presenza e anima: intervengono, dialogano, interrompono il monologo di Penelope, ad esempio ci ha colpito la scena in cui la poltrona color arancio diventa la transenna di uno stadio oppure il letto dove i due amanti si incontrano.

Altra nota importante è il progetto sonoro, eseguito dal vivo, di Samuele Cestola: le sue musiche, i suoi suoni, i suoi ritmi, riecheggiano dando ancora più potenza e più enfasi al monologo di Federica.

La Penelope di Martina Badiluzzi attraverso un déjà-vu, sogna, sente, vede, si illude, ricorda, mente, ride, piange, si dispera entrando perfettamente in contatto con le sue antiche ferite.

Questa Penelope in attesa di… torna indietro in modalità ancestrale e tribale, ricordandosi della bambina che fu del tradimento paterno:

mangio le lingue di capretto, non le mastico le ingoio intere ed è come avere tanti uomini che ti leccano dentro ma senza averli mai”. E continua a ricordare il padre che mangiava le bambine, ritrova quella bambina tradita, ferita ed abbandonata.

Il cuore, l’anima, l’intensità, la meraviglia di questa Penelope è tutta nel corpo dell’attrice Federica Carruba Tostano: l’attrice sul palco canta, balla, striscia, illude e si illude, il suo corpo oscilla e la sua presenza scenica è magistralmente messa a disposizione della pièce teatrale, e così arriva al pubblico.

La piccola Penelope conosce e sente la magia delle emozioni e in quella ingenuità vorrebbe cancellare i doveri e le brutte giornate.

La Penelope adulta è leggera ed ambigua, irriverente e fascinosa, consapevole del proprio corpo e della propria bellezza. Ma allo stesso tempo si definisce “la divinità della pesantezza, asserisce che la può insegnare perché lei vuole stare con i morti”.

Questa Penelope vuole fare il funerale a tutte le cose, ai capelli che sono caduti, alle unghie consumate, ai post-it, ai desideri, alle illusioni, alle cose che non avverranno mai.

Penelope è ancora viva e respira, promette che su quella scogliera non tornerà più.

Ersilia Marano

Lo spettacolo resta in scena al  PICCOLO BELLINI fino al 19 novembre 

scritto e diretto da Martina Badiluzzi

con Federica Carruba Toscano

progetto sonoro dal vivo Samuele Cestola
disegno luci e scene Fabrizio Cicero
costumi Rossana Gea Cavallo
dramaturg Giorgia Buttarazzi
aiuto regia Arianna Pozzoli
assistente costumi Marta Solari
artwork Serena Schinaia
fotografie Guido Mencari

curatore del progetto Corrado Russo
produttore e organizzatore generale Pietro Monteverdi

una produzione Oscenica

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