Kju festival, successo per la prima serata con Sergio Del Prete e Roberto Solofria

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foto di Giuseppe Panza

Di forte impatto emotivo lo spettacolo che si è tenuto ieri sera al Nuovo Teatro Sanità. Sergio Del Prete e Roberto Solofria hanno dato vita ad una pièce molto suggestiva: due anime chiuse in una gabbia, emarginate da una società che, molto spesso, finge di non vedere. Chiromantica ode telefonica agli abbandonati amori, questo il titolo dell’opera messa in scena nel cuore della Sanità, che vede i due protagonisti attori e registi.

Ispirandosi alla drammaturgia degli anni ’80, Del Prete e Solofria sulla scia degli artisti che, all’epoca, stravolsero gli schemi, rendono l’atmosfera pregna di emozioni forti e “dannate”, le anime che in gabbia gridano tutta lo loro sofferenza sono quelle dei “femminielli”. Una Napoli brutta, sporca, lurida, che i due esseri emarginati attaccano e denunciano.

Ma che allo stesso tempo inevitabilmente e immancabilmente amano.

Cercano nella chiromanzia un minimo di conforto alle loro pene e sofferenze;  l’emarginazione sociale, il rifiuto, una condizione di vita al limite di ogni immaginazione non lascia spazio ad altro se non alla disperazione e all’autocommiserazione.

Le “protagoniste” dell’opera raccontano la crudeltà che la vita ha loro riservato. Allo spettatore non resta che prenderne atto, in un continuo crescendo di emozioni forti, di respiri sospesi e sensazione di impotenza.

Giustina Clausino

 

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