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Napoli, al PAN, presentato “Le ragazze della rivoluzione”, il documentario di Bocchi

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[…] “Ti conosco di una storia liberata, celebrata

Nel periodo del fabbro Kawa

Nella città di Ninowa

Accendendo il fuoco della libertà

E ardendo le torce da una mano all’altra

Sulle montagne

Ti conosco dalle storie vinte

A Kobane

Sei una combattente della libertà

E ti conoscerò bella mia

Amore mio” […]

 

Recita così  “ La Meraviglia del Mondo” una poesia di Doğan Akçali, poeta di origini curde da cinque anni esule in Italia. Versi che parlano di storia, di libertà, di amore. E in effetti quella delle combattenti curde altro non è che una storia d’amore, il racconto di un amore straziante per la libertà e della necessità di combattere per ottenerla.

Mercoledì 11 dicembre, al PAN di Napoli,  si è parlato di lotta e libertà, in occasione della serata di chiusura della 14° edizione del Tam Tam Digifest, con la proiezione del documentario “Le ragazze della rivoluzione” di Giancarlo Bocchi. In piena linea col tema dell’ edizione 2019 “Restyling, le macchine del cambiamento”, il documentario di Bocchi racconta quel cambiamento che le donne curde stanno cercando di ottenere a costo della propria vita lottando contro l’Isis e per la difesa dei territori liberi del Rojava. Attraverso il racconto corale della Comandante Tamara e delle sue compagne si delineano immagini della vita quotidiana delle guerriere curde, tra momenti conviviali e attività in armi, il tutto raccontato col realismo tipico del genere documentario, privo di sbavature e costruzioni romanzate. La realtà delle donne curde della Siria, dell’Iran, della Turchia e yazide è quella di una quotidiana resistenza, un impegno militante sentito come indispensabile. La Comandante Tamara, una curda turca di trent’anni  racconta: “Fin da bambina ho visto il nemico turco che attaccava ferocemente il popolo curdo. Per me iniziare la lotta armata non è stata una scelta, ma una necessità.”

Girato in Iraq e Siria il documentario si inserisce nel progetto “Freedom Women” che racconta la vita, le idee, le esperienze sul campo di battaglia di donne che in tutto il mondo lottano per i diritti civili e per il riconoscimento della parità di genere.  E’ la prima volta che “Le ragazze della rivoluzione” viene presentato in Campania come evento realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli e delle associazioni GEA e del cineforum Pupille e Papille del teatro Area Nord curato dall’associazione Noi a Piscinola.

Giancarlo Bocchi ha raccontato la sua esperienza a contatto con le combattenti, risponde così quando gli chiediamo cosa abbia visto negli occhi delle ragazze della rivoluzione:

-“All’inizio ero un po’ perplesso, poi le ho viste all’opera ed erano donne determinatissime come non ho mai visto in altre situazioni di guerra ed hanno degli ideali che condivido totalmente, che le hanno portate a vincere contro l’Isis anche per noi, perché l’Isis è un grande problema anche per noi.”

Poi aggiunge – “C’è una netta separazione tra i battaglioni delle donne e quelli degli uomini. I battaglioni delle donne hanno comandanti donne e sono molto rispettate e stimate dai combattenti uomini. Stanno combattendo per una nuova forma di governo, quella del Confederalismo, che sta dando degli ottimi risultati in Rojava nonostante l’invasione dei turchi.

Il Tam Tam Digifest è stato occasione di confronto e incontro anche per  la V° AT dell’ Istituto Turistico M.Pagano di Napoli che ha assistito con interesse alla proiezione del documentario.

Questa quattordicesima edizione”– ha dichiarato il Direttore Artistico Giulio Gargia-“Si conclude con Le ragazze della rivoluzione di Giancarlo Bocchi che è un documento molto prezioso perché tratta di una realtà che spesso dimentichiamo, quella della resistenza dei curdi che sono stati abbandonati alla noncuranza dell’Europa e ai giochi politici di Trump. Questo documentario ha un grande valore giornalistico ma anche cinematografico” .

“Le ragazze della rivoluzione” imprime una traccia nella storia di quel paese “senza geografia” che è il Kurdistan, un territorio non segnato sulle mappe ma che esiste nella lotta delle sue donne e che resiste per non chinare la testa ai nuovi totalitarismi.

 

Silvia Barbato