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con Ivan Castiglione, Adriano Pantaleo, Andrea Vellotti
regia di Giuseppe Miale di Mauro
Il 13, 14 e 15 marzo, la stagione al Nuovo Teatro Sanità prosegue col ritorno di uno spettacolo di grande successo degli ultimi anni, “12 baci sulla bocca” di Mario Gelardi, con un cast quasi completamente nuovo. In scena, Ivan Castiglione, Adriano Pantaleo e Andrea Vellotti, per la regia di Giuseppe Miale Di Mauro. Dopo le repliche al teatro dell’Orologio di Roma, la storia tra Emilio e Massimo torna nella città in cui è nata. Napoli, siamo negli anni ‘70: la vicenda si svolge in un ristorante della soffocante e disorientante provincia partenopea, in uno di quei locali per cerimonie caratterizzati da strutture barocche decorate con finto stucco veneziano, statue e laghetti con i cigni. In questo contesto si crea l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi delicati e Massimo, fratello ‘ripulito’ del proprietario di un ristorante di provincia. Massimo sta per sposarsi con l’unica donna che ha avuto nella vita, Anna; Emilio, che è giovane e ‘ricchione’, riesce a risvegliare l’omosessualità da lui malamente ricacciata indietro. I loro incontri sono fatti di carezze sfuggenti e lontane dagli occhi di chi non capirebbe, come Antonio, fratello maggiore di Massimo e picchiatore fascista. Gli incontri tra i due giovani sono violenti e al limite dello scontro fisico. Si prendono e si lasciano, si trovano e si perdono. I due giovani si nascondono, si violentano con le parole. Nell’ambiente in cui vivono non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio guardano dentro e sanno molto di più di quel fratello minore che ha cresciuto come un padre.
La storia copre l’arco di due tragedie nazionali, la strage di piazza della Loggia e la tragica morte di Pasolini: evocate entrambe nello spettacolo e simbolo di anni devastanti dal punto di vista sociale e politico. Una vicenda che si svolge in un’Italia passata, ma che mostra tutt’oggi segni di opposizione ad un progresso culturale e civile. Il testo di Gelardi però porta in scena prima di tutto una storia d’amore: semplice ed emozionante.
NOTE DI REGIA
La provincia soffocante e a volte disorientante napoletana. Stradone di paese isolate che a volte portano solo ad uno di quei ristoranti per cerimonie. Strutture barocche decorate con finto stucco veneziano, con statue e laghetti con i cigni. Per qualcuno sposarsi in questi luoghi è una grande aspirazione.
Il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano da queste terre. In questo ambito nasce “12 baci sulla bocca” che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi e dal linguaggio diretto e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare con l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto della vita in cui o ti lasci o ti sposi, Massimo si sposa.
Emilio è giovane, diretto, a volte rude nei modi, ed è ricchione, perché è l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale, Emilio è solo. L’omosessualità in Emilio si veste di forte e aggressiva mascolinità che riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. Si prendono e si lasciano, si trovano e si perdono. I due ragazzi si nascondono, si violentano con le parole. Ogni momento di apparente dolcezza, di possibile complicità, viene guastato da una parole, da un gesto sbagliato.
Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione” di paese.