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Al Teatro Sannazaro di Napoli, dal 4 al 13 aprile 2025, è andato in scena Bubù Babà Bebè – Assolo per due, spettacolo straordinario diretto da Lamberto Lambertini e interpretato da due giganti del palcoscenico partenopeo: Peppe Barra e Lalla Esposito. Un lavoro che nasce da un’intuizione preziosa: ripartire da Rodolfo De Angelis, figura affascinante del futurismo napoletano, e dalla sua surreale filastrocca “Bubù Babà Bebè” per costruire un itinerario teatrale che attraversa con leggerezza e profondità l’intera tradizione del Novecento napoletano, dai testi colti alla canzone popolare.
Lo spettacolo prende spunto da una filastrocca surreale di Rodolfo De Angelis, artista eclettico e visionario del futurismo partenopeo, ma è solo un pretesto per aprire una scatola scenica in cui rivivono – non come reperti, ma come vibrazioni – le voci di Di Giacomo, Bovio, Viviani, Moscato. Testi, scenette, canzoni, monologhi scorrono come in un montaggio musicale, una partitura teatrale viva e pulsante. È un mosaico di atmosfere e memorie che si rincorrono e si rispondono, cuciti insieme da un ritmo interno che non lascia pause. L’impianto scenico, volutamente essenziale, si trasforma in un luogo mentale: un interno teatrale fatto di velluto rosso, di ombre e riverberi, dove ogni elemento – una sedia, un cappello, una stola – si fa segno evocativo. In questo spazio sospeso, Barra ed Esposito si muovono con una maestria disarmante, trasformando il palco in una macchina poetica in continua metamorfosi.
Peppe Barra, attore che ha ormai superato con forza e lucidità il traguardo degli ottant’anni, è padrone assoluto del palcoscenico. È la scena stessa che sembra piegarsi alla sua presenza, alla sua mimica facciale irresistibile, alla capacità – rara – di far ridere con leggerezza e intelligenza, di emozionare con profondità autentica. Con uno sguardo, una pausa, un gesto, riesce a tenere il pubblico sospeso. Ha regalato momenti di grande comicità e struggente poesia, in cui la voce si fa sussurro, canto, respiro. Nei passaggi più drammatici, la sua arte vibra di verità e scava nella memoria collettiva. Non ha solo recitato: ha fatto vibrare la sala, trascinando tutti in un altrove che appartiene al teatro più puro.
Lalla Esposito, al suo fianco, è una presenza scenica potente e raffinata. Ha danzato, ha cantato, ha attraversato registri diversi con naturalezza disarmante. I suoi momenti ironici sono intelligenza pura, quelli drammatici, invece, sono intensi, viscerali. Ha portato sul palco una femminilità viva, pulsante, che non chiede spazio ma lo occupa con grazia e autorità. Da sola, è riuscita a riempire l’intero teatro: una donna che domina la scena con eleganza, intensità, cuore. Ogni suo intervento ha emozionato profondamente, trascinando il pubblico con sé.
Straordinario anche il piccolo monologo in cui Peppe Barra ha parlato del tempo. Un momento di teatro verissimo, puro, sospeso. In quelle parole, Barra ci ha portato dentro una riflessione intima e universale: il tempo che mangia tutto, che non lascia scampo. Ma il tempo – ha detto – deve fermarsi davanti alla verità, perché la verità è l’unico elemento che resiste, che resta. E ancora, ha evocato l’immagine potente e poetica di un tempo che ha anch’esso una casa. Una casa che per certi versi sembra abbandonata, dispersa nella memoria, ma che continua a custodire voci, ricordi, perdite, esistenze. È un passaggio di grande intensità emotiva, in cui la parola teatrale si è fatta meditazione sull’essere, sul vivere e sul passare.
Alla fine dello spettacolo, Peppe Barra ha voluto condividere un pensiero personale, e ha reso omaggio – con commozione sincera – al suo maestro, Roberto De Simone. Lo ha ricordato come il suo padre artistico, come colui che gli ha aperto le porte del teatro profondo, della ricerca, della verità. Una citazione breve, ma potentissima, capace di illuminare il valore di un legame che ha segnato una carriera e un percorso umano. È stato un momento di riconoscimento e gratitudine, che ha toccato il pubblico con la forza silenziosa delle cose vere.
L’orchestra in scena – Francesco Manco al clarinetto, Agostino Oliviero al mandolino e violino, Antonio Ottaviano al pianoforte – non è semplice accompagnamento musicale. È un corpo vivo, parte integrante della partitura drammaturgica. Gli arrangiamenti di Giorgio Mellone si fondono perfettamente con la voce degli attori, creando un tessuto sonoro che amplifica e completa ogni gesto scenico.
Bubù Babà Bebè – Assolo per due, è teatro allo stato puro: un laboratorio della memoria e della forma, una celebrazione della parola che si fa corpo, suono, presenza. È la dimostrazione che la tradizione napoletana non è un’eredità da custodire, ma una materia viva da modellare con sapienza. E in questo, Peppe Barra e Lalla Esposito sono maestri assoluti: interpreti che non si limitano a “essere in scena”, ma che la scena la generano, la accendono, la abitano con totale generosità.
Un omaggio al teatro napoletano più autentico, ma anche una dichiarazione d’amore verso l’arte. Bubù Babà Bebè – Assolo per due è uno spettacolo che ci ha emozionato, ha emozionato profondamente il pubblico in sala, ed è destinato a restare nella memoria di chi ha avuto la fortuna di viverlo.
Ersilia Marano