Napoli, al Bellini, successo per “Fortress of Smiles” di Kuro Tanino

Visits: 30

foto di Ersilia Marano

Dal 21 al 25 febbraio, il Teatro Bellini di Napoli ha ospitato lo spettacolo intitolato “Fortress of Smiles”, del regista teatrale giapponese Kuro Tanino, uno dei maggiori drammaturghi contemporanei.

Lo spettacolo in giapponese con sovratitoli in italiano, ha registrato il sold out in tutte le serate napoletane.

La pièce si apre con il palcoscenico trasformato in due appartamenti adiacenti, quasi fondendosi insieme, separati solo da una sottile parete. All’interno di questi ambienti, si sviluppano parallelamente due storie completamente diverse, almeno all’apparenza.

Kuro Tanino ci catapulta nell’atmosfera autentica del Giappone, grazie alla fedele rappresentazione degli appartamenti con tavolini bassi, cuscini, futon, zuppe di pesce, tipiche della cultura giapponese. Questo tocco scenico avvicina immediatamente il pubblico alla vita e ai ritmi dei protagonisti, offrendo uno sguardo profondo ed autentico sulla cultura nipponica.

In un appartamento vive un pescatore proprietario di una piccola barca, un cinquantenne di cui non conosciamo altri dettagli, e con cui collaborano altri pescatori. Dopo le faticose giornate al lavoro, questo gruppo di pescatori si riunisce per cucinare il pesce pescato, e tra zuppe, risate, vino, brindisi, sorrisi e tante battute sulle donne trascorrono le loro giornate e la loro routine quotidiana.

Nell’altro appartamento vive un’altra famiglia che si è trasferita da poco. In questo appartamento vive un’anziana signora affetta da demenza senile, che viene accudita dal figlio, impiegato al comune, e dalla nipote. Questa anziana donna si è trasferita in questo appartamento perché vuole trascorrere gli ultimi anni della sua vita in una zona del Giappone che è proprio vicino all’oceano, quindi il figlio ha esaudito la richiesta materna.

Il ritmo dello spettacolo è scandito dalla continua alternanza tra le routine dei due appartamenti adiacenti. Da una parte assistiamo alle scene goliardiche e vivaci che si svolgono nell’appartamento del pescatore cinquantenne e dei suoi collaboratori, caratterizzate da sorrisi, allegria, semplicità, e momenti di ubriachezza. Dall’altra parte, nell’altro appartamento, viene rappresentata una storia più complessa e difficile, la sofferenza e il dolore della malattia dell’anziana signora.

È davvero interessante notare come lo spettacolo di Kuro Tanino presenti questa peculiare caratteristica di mostrare scene che si svolgono simultaneamente nei due appartamenti. Questo crea un’esperienza coinvolgente e surreale che fa sentire il pubblico come se stesse guardando delle scene cinematografiche anziché uno spettacolo teatrale tradizionale. È una peculiarità che sicuramente aggiunge valore ed originalità all’esperienza complessiva dello spettacolo, è questa una delle note del regista giapponese che ci ha colpito.

Altro motivo di interesse sono i ritmi lenti, tipici della cultura giapponese, che richiamano alla mente le atmosfere del film “Perfect days” di Wim Wenders, con il susseguirsi di giornate che sembrano tutte simili. Questa similitudine contribuisce a creare un’atmosfera unica e coinvolgente, permettendo al pubblico di immergersi completamente nella narrazione e nelle dinamiche dei personaggi.

Il punto cruciale dell’incontro tra le due storie rappresenta un momento significativo nello sviluppo dello spettacolo. Da un lato, la vita semplice dei pescatori, e dall’altro la storia di sofferenza, frustrazione e dolore dell’anziana signora affetta da demenza senile. Questo incontro avrà un impatto profondo sulla trama, specialmente sul protagonista, il pescatore cinquantenne, e segnerà una svolta nella sua storia personale, come se il dolore ad un certo punto toccasse la sua routine quotidiana.

Il momento più commovente e significativo dello spettacolo si verifica nell’appartamento dell’anziana signora affetta da demenza. Qui, assistiamo alla rappresentazione autentica delle sfide, delle difficoltà e delle azioni quotidiane di chi vive e convive con questa malattia, insieme alla sofferenza e all’angoscia del figlio che si prende cura di lei. Uno dei momenti più toccanti è quando il figlio, sopraffatto dalla situazione, si ritira in bagno e si abbandona ad un pianto disperato. Al suo ritorno, posa delicatamente il suo capo sul corpo della madre, trasmettendo un’intensità emotiva, intrisa di tenerezza e condivisione senza bisogno di parole.

Oltre ai momenti di forte intensità emotiva, lo spettacolo “Fortress of smiles”, presenta anche una buona dose di ironia, tipicamente giapponese. Questa ironia aggiunge un tocco di leggerezza e humor alla narrazione, creando un equilibrio tra momenti commoventi e situazioni comiche che arricchiscono l’esperienza teatrale. Ogni personaggio dello spettacolo ha la propria storia personale, con le sue gioie e le sue paure. Tuttavia, ci sono momenti in cui anche un semplice sorriso o un gesto spontaneo possono portare un po’ di serenità in mezzo alle difficoltà. L’opera offre uno sguardo tenero e profondo sulla vita e sul mondo che ci circonda. Il suo insegnamento principale è che, nonostante le difficoltà, è importante ricercare una dose di serenità e semplicità mantenendo sempre la voglia di sorridere.

Ersilia Marano

Print Friendly, PDF & Email