Napoli, successo per “Co’stell’azioni”, omaggio al compianto Enzo Moscato

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Si è tenuto, venerdì scorso,  alla Sala Assoli, a Napoli, il secondo appuntamento per la rassegna “WE LOVE ENZO” con Co’stell’azioni, dai testi di Enzo Moscato, in scena Cristina Donadio, Vincenza Modica e Enza Di Blasio. Moscato ci ha lasciato solo da pochi giorni, e in questa circostanza andare in scena è stata un‘ occasione di assoluta commozione e memoria: per tutto il tempo si respira il ricordo del maestro Moscato, come se ogni parola recitata fosse dedicata a lui.

Co’stell’azioni è stato in scena dal 19 al 21 gennaio, alla Sala Assoli, al quale seguirà Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico, per incrociare l’opera di Moscato in linee incidenti, declinate su una dialettica surreale, sconfinata verso l’assurdo, l’altrove. Lo spettacolo originariamente fu scritto e rappresentato da

Moscato  per la prima volta nel periodo Natalizio del 1995, con la traduzione dei testi di Jean Cocteau mescolati alla linguistica italo-napoletana.

Il terreno è la rivoluzione del 1799, momento in cui poveri civili vengono condannati ingiustamente a morte. Donadio, Modica e Di Blasio, le tre guide di Co’stell’azioni, sono le anime maledette e traghettatrici: crude, fredde, inquietanti, gli spiriti irrompono nel mondo dei vivi dal calderone della morte. A scandire la scena, risuona la voce viva e quieta di Enzo come un frammento di storia, tratto dalla trasmissione radiofonica di Radio3, il suo ricordo è permeo nelle pareti della sala.

 “O’ tiemp è nu suspir ed è gia frnut”

La narrazione messa in scena è quella di un dolore. Durante una guerra atroce, “anime a spass, sevn anim” all’incombenza della morte immacolata, cieca e nostra. Anime tutte, fatte in modo semplice e destinate all’atroce. Le attrici si sfiorano, toccano, uniscono, amalgamano per colpire e infrangere le barriere del tempo crudele e dello spazio angusto. Il racconto spoglia l’idea stessa dell’essere, di quell’uomo annientato dalla guerra, dal dolore e dalla morte imminente. Condannati a morte che vedono nel mare un amico che li abbraccia. Uno spettrale tentativo di dover apparire, conscio del dolore che lascia l’uomo perso in se stesso e nella sua solitudine. Il suo destino ormai scritto, un dolore vuoto nell’animo, nonostante esso voglia liberarsi, come un uccello che vuole prendere il volo.

Il trio aleggia nel fumo. Spiriti che si dissolvono nella nebbia insonora, incolore, dubbiosa. Per poi scagliarsi con le parole contro il pubblico come onde che si infrangono sugli scogli. Gli spettatori sono spezzati, annichiliti dalle parole. Sgomenti, gli occhi pieni di lacrime. La causa è per le voci che entrano dentro, dritte a pugnalare il cuore spaventato. “A’ storia ha un visibile e un invisibile che coincidono sempre”, tutto è un campo di battaglia, il resto è menzogna. Le ultime parole come una pantomima, detta solo per finta. Le emozioni invece, sono vere, ed è solo grazie a tre grandissimi attrici, emozionate e grandiose nel render onore ai testi di Moscato.

-Ancora una volta portare in scena i testi di Moscato sarà un viaggio: Enzo ci ha insegnato a viaggiare nelle parole, quelle scritte e quelle dette. E ora siamo in Mare aperto, guardando le costellazioni, con Enzo che è una costellazione e quindi è lì..-

Cristina Donadio

Il prossimo apputamento da non perdere è con Trianon, dal 25 al 28 gennaio (casadelcontemporaneo.it).

Roberta Fusco

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