Tanti “ingredienti” ben miscelati nel giallo “Nel cerchio senza sbocco” di Maria Loreta Chieffo

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Quando leggi un libro e ti affezioni ai personaggi con cui ti identifichi, non vedi l’ora di riprendere la narrazione, stai per finirlo e invano cerchi di centellinarlo per prolungare il piacere della lettura, ma poi divori le ultime pagine e non riesci a iniziarne un altro perché hai ancora in mente la vicenda e speri in un sequel, allora vuol dire che hai fatto la scelta giusta.

Ecco cosa succede leggendo “Nel cerchio senza sbocco” l’ultimo romanzo di Maria Loreta Chieffo, recentemente pubblicato con Homo Scrivens, finalista al concorso “Ceresio in Giallo” e vincitore della VI edizione del premio “Liberalia. La città dei Sassi” per la sezione narrativa.

 Si tratta di un giallo poliziesco, che va oltre il genere, grazie alla presenza di una varietà di ingredienti che lo arricchiscono: cronaca, amore, descrizione e documentazione accurata e di grande interesse. Questi aspetti illuminano luoghi con le loro caratteristiche antropologiche, storico-sociali e gastronomiche. Tutto ciò è unito da un linguaggio fluido e da una penna raffinata, con aperture al vernacolo che ne colorano la scorrevolezza.

Protagonista del romanzo è Ida Di Maggio, una giornalista di cronaca nera già presente nel romanzo di esordio “Non è di qua” che ha vinto il premio “Il borgo italiano.”

La donna, verso la quale ci si immedesima fin dalle prime pagine, si prepara a trascorrere le vacanze natalizie a Zungoli, un borgo irpino in provincia di Avellino.

Qui, mentre ci si appresta a gustare le specialità della vigilia, un tonfo sinistro rompe l’atmosfera di festa e familiare: una donna di venticinque anni Mariangela Della Ripa, precipita dalla torre del castello Normanno. Si tratta di un suicidio, di una caduta accidentale o di altro?

Di fronte a questo grave episodio la Di Maggio non può fare a meno di agire, spinta dal desiderio di scoprire la verità. Indaga con la complicità del maresciallo Lorenzo Capomazzo con cui ha instaurato una simpatia reciproca.

La storia in cui “Donne lontane nel tempo, un destino che unisce, un passato che ritorna” (dallo strillo in quarta di copertina) si sviluppa attraverso ricordi, testimonianze e intrecci personali, ipotesi e voci che si rincorrono in modo disparato e che l’abile giornalista riesce a dipanare, andando a ritroso del tempo fino ad arrivare al disastroso terremoto del 1980 in Irpinia e alle sue conseguenze, e all’altra forte scossa del 14 febbraio 1981.  La di Maggio scopre che proprio in quella data era scomparsa misteriosamente una bambina di nome Giuditta, ricordata come “un angelo rapito dalla terra, l’angelo che non riuscì a volare”. Tutto ciò la porta a pensare a un “cold case” su cui decide di indagare.

Man mano che si legge, l’interesse cresce e si viaggia avanti e indietro nel tempo, conoscendo storie e personaggi ben delineati nelle loro peculiarità. Alcuni sono legati affettivamente o all’infanzia della protagonista: l’ex marito di Ida, Pietro, la figlia Luisa, Carmelina, soprannominata Zeza in paese, Costantina Del Sonno, don Alfonso Dentice barone di Accadia “Isso, lu barone, è stato nu buono sfuttitore, uno a cui ci piacevano le femmine”, la vicina di casa soprannominata Annaffianco per distinguerla dalla cugina Anna detta Annanostra, l’ex maestra del paese Gaetana “Tanina” e suo figlio Mario, Vincenzo Vottafuoco e sua figlia Ottavia, Ttnanuccia, l’immancabile eccentrica del paese, suor Celeste, Paoletta e zia Rosalia e zia Olga, in paese conosciute come le sorelle Pratola, le due anziane sorellastre del padre della Di Naggio che ispirano simpatia e aggiungono una costante vena umoristica che conferisce al romanzo una sfumatura cosy crime.

Le descrizioni del luogo guidano il lettore attraverso immagini suggestive, pittoresche e ricche, offrendo una vera e propria visita guidata sia nella natura sia nei luoghi di interesse, non solo a Zungoli, ma anche nei paesi limitrofi, suscitando interesse e voglia di visitarli. Interessanti anche le stuzzicanti descrizioni delle pietanze tipiche come le anguille al sugo, le crespelle ricoperte di diavolini e miele, i cavolfiori indorati e fritti, dolci con nocciole, da accompagnare con pregiati vini locali come il Taurasi e Fiano.

Il romanzo è ricco di evocazioni e vicende intrecciate che creano un accattivante mosaico immerso in un’aura di irresistibile suspense. “Chi c’è dietro queste storie di vuoti, di partenze e di restanze?” è la domanda che aleggia nel libro.

Non mancano citazioni, dal titolo tratto dalla lirica di Garcia Lorca “Bambina annegata nel pozzo” e che ben delinea la storia, alle frasi tratte dalla tradizione e saggezza popolare: “Lu Pataterno è tardariello ma no scurdariello.

Il libro è arricchito da contenuti extra come la “Stanza dello scrittore: Vizi, Consigli e Curiosità per conoscere meglio l’Autore e il suo lavoro.”

In copertina la Torre del Castello normanno di Zungoli fotografata dall’autrice Maria Loreta Chieffo.

Daniela Vellani

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