Napoli, al Tram, è in scena “L’immoralista“ di Luisa Guarro e Antonio Mocciola

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Al teatro TRAM di Napoli, in Via Port’Alba, giovedì 26 aprile ha debuttato sul palco  L’Immoralista, scritto e diretto da Antonio Mocciola e Luisa Guarro, che è anche regista della pièce. Tra gli attori Giovanni Esposito e Marilia Marciello, nei ruoli di Michel e Marceline. Il debutto è dei più fortunati: un teatro pieno di spettatori e lunghi applausi finali.

“Ognuno desidera assomigliare il meno possibile a se stesso; ognuno si costruisce un modello, poi lo imita; accetta addirittura un modello già scelto. Si dovrebbero cercare altre cose nell’uomo, io credo. Ma non si osa farlo. Non si osa voltare pagina. Quello che sentiamo in noi di diverso, è la parte più preziosa, quella che determina il valore di ciascuno, eppure si cerca di sopprimerla. Si ricorre all’imitazione, pretendendo così di amare la vita.” 

(Andrè Gide)

L’opera è tratta dal più importante romanzo di Andrè Gide, datato 1902, dove attraverso il protagonista Michel vengono ripercorsi due viaggi: uno verso la malattia e uno verso la guarigione non solo fisica, ma anche interiore. La rinascita del protagonista gli si ritorcerà contro quando la malattia attaccherà sua moglie, Marceline. Lo stesso viaggio che è stato rivelatorio per lui, sarà letale per lei. Gide è stato fondamentale per lo studio di genere e l’apertura verso l’omosessualità, trattata in più romanzi ma che in quest’opera in particolare viene espressa sottilmente per poi scoprirsi nel finale. È una riscoperta di se stessi, nell’allontanarsi dall’inettitudine, dall’abbandono e dalla poca considerazione per le proprie capacità, per arrivare a scoprire la vita con le sue gioie, i suoi piaceri e la salute, fondamentale per il protagonista.

Lo spettacolo messo in scena al Tram presenta molte differenze con l’opera principale, dovute anche alla presenza sul palco solo dei coniugi. Qui si punta lo sguardo più sull’amore, inizialmente assente tra i due, e che si evince subito quando rappresentano la celebrazione del matrimonio solo per accontentare il padre di Michel, che è in fin di vita. La relazione presenta tutte le fasi di una normale coppia: dalla gioia iniziale dell’essersi appena sposati fino alle difficoltà della vita a due che devono affrontare insieme.

Marceline è una moglie entusiasta, devota al marito ammalato e pronta a far di tutto per farlo stare bene. Nonostante Michel riconosca il suo aiuto, l’amore per il suo nuovo io, lo renderà cieco per i problemi della sua compagna, la quale verrà aiutata a malavoglia e con disinteresse.

Ciò che Gide esprime come flussi di coscienza del protagonista, qui sono veri e propri monologhi o discussioni con la moglie, mettendo in luce l’omosessualità di Michel già dal suo primo viaggio a Biskra. L’omosessualità viene anche ammessa apertamente alla fine dell’interpretazione mentre alle spalle di Michel vengono abbassate le luci sul corpo morto di Marceline.

È da apprezzare il tributo a Gide, in quanto la sua opera non solo è stata importante e rivoluzionaria a suo tempo, ma si adatta perfettamente alle tematiche dei nostri giorni, a dimostrazione che la letteratura non muore mai.

Lo spettacolo si replica fino a domenica 29 aprile.

Roberta Fusco

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