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Strappare Lungo i Bordi: un’opera d’arte bellissima, un capolavoro da non perdere

Dal 17 novembre è arrivata finalmente su Netflix la tanto attesa serie tv animata disegnata, scritta e diretta dal fumettista romano Zerocalcare (al secolo Michele Rech), Strappare Lungo i Bordi, che ha visto la luce dopo la mini serie Rebbibbia quarantine, trasmessa durante il periodo del primo lockdown su La7, dalla trasmissione Propaganda Live.

Nato a Cortona, il padre allora lavorava ad Arezzo, cresce prima in Francia e poi a Roma (zona Rebibbia-Ponte Mammolo). Inizia la sua attività di fumettista alla fine delle scuole superiori, realizzando un racconto a fumetti delle giornate del G8 di Genova del luglio del 2001, tracciando già la linea distintiva di quelli che saranno i suoi lavori successivi, politicamente schierati e vicini agli ultimi.

Raggiunge la popolarità con il suo album a fumetti La profezia dell’armadillo, prodotto in prima battuta dal disegnatore Makkox, e poi riedito a colori da Bao Publishing.

Strappare Lungo i Bordi, seppur distribuito da una delle più importanti piattaforme di streaming mainstream, non delude le aspettative. Zerocalcare non tradisce i suoi fans né tantomeno – cosa più importante – se stesso, dimostrando che si può lavorare con i grandi colossi senza dover necessariamente scendere a compromessi.

La serie si articola in sei episodi che durano dai 16 ai 20 minuti, con un crescendo narrativo che lascia senza fiato.

Si passa dal ridere, al piangere in pochi minuti.
Per noi della cosiddetta generazione boomer, il viaggio da Roma a Biella di Zero, Secco e Sara, suoi storici amici,  è il racconto della nostra vita in 120 min: il senso di inadeguatezza, l’ansia di vivere e di non vivere, la delusione verso se stessi ed il mondo, l’amicizia duratura, le prime cotte, le incomprensioni, gli accolli,  l’arte del rimandare e posticipare, le corse notturne, i gelati a tutte le ore e tanto altro.
Il credere che il bene del mondo dipenda da noi, quando facciamo fatica anche solo a collocarci nel mondo, nella società.

Strappare lungo i bordi è un capolavoro. È una serie tv talmente piena, potente, emozionante e, a tratti sconvolgente, che necessita di essere vista e rivista per coglierne tutte le sfumature.

L’animazione è un valore aggiunto alla serie, ma non solo: è lui che presta la voce a tutti i personaggi, rivelandosi anche ottimo doppiatore, tranne che alla sua coscienza: l’armadillo, doppiato da un fantastico Valerio Mastrandrea, il suo parlare equivale al nostro tacere, impossibilitati a controbattere. Solo nell’ultima puntata Zerocalcare lascia il doppiaggio di Sara e Secco, forse perché ha preso consapevolezza che in questa storia, come nella vita, non si può essere sempre e solo protagonista.

I dialoghi di Strappare Lungo i Bordi sono la logica estensione dei temi principali della produzione di Zerocalcare: quello che scrive e che, in questo caso, dice è il suo modo di vedere e sentire la realtà, ma è anche la proiezione interiore di chi ascolta e guarda. È la denuncia contro questa società che così com’è oramai non va bene più, che decide per noi quali sono i sogni da sognare, gli obiettivi da raggiungere, ma puntualmente tradisce sempre le promesse fatte, lasciandoci soli ed inghiottiti dal sistema.

Strappare Lungo i Bordi è un’opera d’arte bellissima, Michele Rech è un uomo sensibile, intelligente e che ha saputo cogliere un’ottima opportunità, senza scivolare nella retorica dell’outsider.

Chapeau.

Paola Improda