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Middle East Now 2022: storie di donne coraggiose e determinate nei film del festival

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Giunto alla 13esima edizione, quest’anno il Middle East Now ha come tema La Casa intesa come luogo in cui rifugiarsi, luogo in cui ritornare o da dove si è costretti a scappare per cercare una nuova casa, più sicura, più adeguata, più libera.

Quest’anno, tra le novità, c’è la collaborazione con il Movies That Matter Festival che si svolge ogni anno ad Amsterdam (ex Amnesty International Film Festival che però continua ad essere main sponsor) dedicato a lungometraggi e documentari che trattano dei diritti umani, e ben si coniuga con lo spirito del festival fiorentino.

Nella quarta giornata del Festival, proprio per il filone Movies That Matter Selection è stato proiettato in anteprima nazionale ieri, 9 ottobre, il docufilm della regista Mijke de Jong ALONG THE WAY, basato sulla storia vera di due sorelle gemelle rifugiate afgane.

Le gemelle afgane – ma nate in Iran –  Zahra e Fatima hanno intrapreso un lungo viaggio verso l’Europa con la madre e le altre sorelle ma, lungo il confine Iran – Turchia, vengono separate dalla famiglia e si ritrovano da sole, insieme a sconosciuti ma rifugiati come loro, a dover trovare un’altra strada per arrivare in Olanda.

Terrore, paura, angoscia, solitudine, sconforto, sono solo una parte delle emozioni che provano le due sorelle durante questo lungo viaggio.

Arrivate ad Istanbul da clandestine, lavoreranno anche con un trafficante di persone per poter arrivare a Lesbo, nell’agognata Europa.

Un viaggio durato oltre 5 anni, dove le protagoniste del film sono le vere protagoniste della storia, dando un’interpretazione forte e tristemente autentica della loro avventura, arricchita anche dalle interviste reali fatte alle altre donne rifugiate nel campo profughi a Moira.

 

A seguire IMAGINE del regista iraniano Ali Behrad, in anteprima nazionale giovedì sera al cinema Stensen e riproiettato ieri al cinema La Compagnia.

Ambientato in una Teheran notturna, è un film che per aspetti stilistici-registici strizza l’occhio ad un molto più noto film del regista connazionale Panhai e che per le visioni oniriche ricorda timidamente un certo cinema felliniano, lasciando, però, tutti i presenti in sala, un po’ perplessi.

 

La giornata si è conclusa con la proiezione del primo lungometraggio del regista giordano Zaid Abu Hamdan DAUGHTERS OF ABDUL-RAHMAN preceduto dal cortometraggio libanese di Isabelle Mecattaf BEITY.

 

Daughters of Abdul-rahman nasce dalla storia personale del regista, e precisamente di sua madre e delle sue tre sorelle.

Il film evidenzia in maniera eccellente la complessità culturale che c’è – e convive- in Giordania ed in molti paesi del Medio Oriente.

Quattro sorelle diversissime, quattro donne che hanno deciso di vivere le loro vite agli antipodi.

Dall’apparente ultra conservatrice Amal, all’appariscente Samah che veste attillata, scarpe francesi e ossessionata dagli interventi di chirurgia estetica. Dalla ribelle Khitam che convive con il suo compagno a Dubai disonorando il nome di suo padre, all’accudente Zainab che ha sacrificato il suo amore e la sua vita per prendersi cura dell’anziano genitore.

Quando il padre, però, scompare, tutti i lori finti equilibri saltano e la convivenza forzata costringe tutte a togliersi il velo e mostrare le loro fragilità.

Un bel filmdivertente e commovente, a tratti anche provocatorio per il linguaggio usato in alcune scene.

Un omaggio alle donne che ogni giorno lottano per guadagnarsi la loro felicità, contro il bigottismo del vicino ed il conservatorismo di certi ambienti.

Paola Improda

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