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Roma, Musei Vaticani: un viaggio tra arte, storia, religione e passione

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I  Musei Vaticani, situati nello Stato di Città del Vaticano, furono fondati nel 1506 da papa Giulio II e aperti al pubblico nel 1771 grazie a papa Clemente XIV. A partire da aprile fino al mese di ottobre i Musei Vaticani aprono al tramonto per rivelarsi in una suggestiva e sublime atmosfera notturna. Visitare i Musei Vaticani è un esperienza molto suggestiva, perché permette di ammirare opere d’arte e reperti archeologici dal valore inestimabile: dalle più antiche tradizioni mediorientali fino all’arte contemporanea.

Il percorso è ascesa graduale che ha come opera ultima la Cappella Sistina. Si parte dal Museo Gregoriano Egizio, in cui sono custoditi reperti archeologici mediorientali, la maggior parte egiziani:  varie iscrizioni, amuleti, statue votive degli dei, tombe, due mummie, e tutto ciò che serviva per i riti funebri. L’itinerario conduce al Museo Pio Clementino, dove dominano le sculture e i mosaici di età greca e romana, tra cui l’Apollo del Belvedere e il Lacoonte. Segue la Sala della Biga, dov’ è collocato un imponente gruppo marmoreo, datato I secolo d.C. Successivamente troviamo la Galleria degli Arazzi e la Galleria delle Carte Geografiche, realizzata tra il 1581 e il 1583, la quale fu commissionata da papa Gregorio XIII a Ignazio Danti, il quale affrescò la Galleria con  rappresentazioni cartografiche delle regioni d’Italia.

Dopo un breve cammino lungo stanze affrescate e manufatti ottocenteschi, si arriva alle note Stanze di Raffaello, che comprendono la Stanza di Costantino, la Stanza di Eliodoro, la Stanza della Segnatura e la Stanza dell’Incendio di Borgo. Le stanze di Raffaello costituivano parte dell’appartamento  del Palazzo Pontificio scelto da Giulio II della Rovere come propria residenza e utilizzato anche dai suoi successori. La decorazione pittorica fu realizzata da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524. La Stanza di Costantino era destinata a ricevimenti e cerimonie ufficiali, e fu decorata dagli allievi di Raffaello, sulla base di disegni del maestro, morto prematuramente (1520).Prende il nome da Costantino, primo imperatore romano che concesse la libertà di culto. Sulle pareti sono raffigurati gli episodi che testimoniano la disfatta del paganesimo e il trionfo della religione cristiana. La Stanza di Eliodoro era anticamente destinata alle udienze private del pontefice e fu decorata da Raffaello, gli affreschi sono di natura politica  e mirano a documentare, in diversi momenti storici dall’Antico Testamento all’epoca medioevale, la storia della Chiesa: l’affresco più noto in questa Stanza è la Cacciata di Eliodoro dal Tempio. La Stanza della Segnatura contiene i più famosi affreschi di Raffaello, che costituiscono l’esordio del grande artista in Vaticano e segnano l’inizio del pieno Rinascimento: qui sono presenti opere come  Disputa del SS. Sacramento (1509), Scuola di Atene (1509-1511), Parnaso (1510-1511), Virtù e la Legge (1511). Infine la Stanza dell’Incendio di Borgo fu utilizzata al tempo di Giulio II per le riunioni del più alto tribunale della Santa Sede, la Segnatura Gratiae et Iustitiae, presieduto dal pontefice. Successivamente Leone X adibì la stanza a sala da pranzo e l’incarico di affrescare le pareti venne dato a Raffaello, che affidò gran parte della sua realizzazione agli allievi. Il lavoro fu portato a compimento tra il 1514 e il 1517. L’affresco più noto di questa Stanza è Incendio di Borgo.

Immediatamente antecedente alla Cappella Sistina troviamo anche gli appartamenti dei Borgia e il Museo di Arte Contemporanea, nel quale sono presenti anche opere di Dalì, van Gohg, Klee, Dix e Matisse.

Dopo questo lungo ed entusiasmante percorso si arriva alla Cappella Sistina, l’opera più nota e conosciuta dei Musei. La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere che fece ristrutturare l’antica Cappella Magna tra il 1477 e il 1480. La decorazione delle pareti risalenti al Quattrocento comprende: i finti tendaggi, le Storie di Mosè e di Cristo e i ritratti dei Pontefici. Gli affreschi sono di alcuni dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento (Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, Piero di Cosimo). Sulla volta Pier Matteo d’Amelia dipinse un cielo stellato, l’ opera fu portata a termine nel 1482. Il 15 agosto del 1483 Sisto IV consacrò la nuova cappella. Successivamente Giulio II della Rovere, decise di affidare la decorazione, nel 1508, a Michelangelo Buonarroti. Nel 1508 fu chiamato a Roma e sottoscrisse il contratto; il lavoro venne completato entro il 31 ottobre 1512. Per raggiungere il soffitto, Michelangelo costruì un’impalcatura, che era organizzata in gradoni in modo da permettere un lavoro agevole in ogni parte della volta. Il primo strato di intonaco steso sulla volta cominciò ad ammuffire perché era troppo bagnato e Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela creata da Jacopo l’Indaco. Questa resistette alla muffa. Gli affreschi si dividono tra i nove riquadri centrali raffiguranti le Storie della Genesi, dalla creazione alla caduta dell’uomo, Ma ciò che colpisce il visitatore è senza dubbio il Giudizio universale realizzato da Michelangelo tra il 1536 e il 1541, è centrato sulla figura dominante del Cristo, colto nell’attimo preciso che precede il verdetto del suo Giudizio sul mondo. Il gesto del Cristo imperioso e assieme pacato, sembra richiamare proprio l’attenzione su quello che sta accadendo nel resto dell’affresco: il suo gesto dà vita a un preciso movimento lento e rotatorio, che coinvolge tutte le figure rappresentate.

Il Giudizio universale, nonostante i riferimenti all’Inferno dantesco, suscitò nei contemporanei violente reazioni. Oggi questa grandiosa opera lascia tutti abbagliati dalla meraviglia e dallo spavento.

Mariarosaria  Russo