Napoli, alla Sala Assoli, pathos e dramma nell’ “A.D.E. A.lcesti d.i. E.uripide”

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Weekend dedicato alla tradizione greca con A.D.E. A.lcesti d.i. E.uripide, fino al 7 aprile a Napoli in Sala Assoli. Testo e regia di Fabio Pisano con un cast eccezionale in scena: Raffaele Ausiello, Francesca Borriero e Roberto Ingenito. La riscrittura da Euripide è una sconvolta reinterpretazione che Pisano offre al pubblico in una chiave perversa, in cui lutto e rapporti umani si scontrano sul palcoscenico. Admeto e Alcesti sono l’esempio di una coppia estemporanea nel pieno di un tumultuoso destino, pronto a stravolgere la vita del designato a morte e dei suoi cari.

“Le pene sono fatte per essere negative. Le pene sono fatte per essere atroci”

La scena è un gioco di luci e ombre per preparare lo spettatore a quella che potrebbe sembrare una tragedia, o un dramma, o altro generato dalla differenza fra le due. Pisano ricrea il lutto e la frustrazione di Admeto condannato a morte e salvato da Alcesti, la sua amata moglie e unica disposta al sacrificio. Come un finale già scritto, c’è silenzio e la casa di Admeto tace a causa di un dolore al quale non c’è rimedio, in quel giorno fatale in cui anima e viscere vengono scombussolate. Il re è sconvolto, sente di perdere tutto oltre che  una moglie e  una madre. Un giorno dovrà raccontare ai figli quanto lei sia stata eroica e di quanto sia stato difficile per lui essere un padre che ha fatto anche da madre. Il terrore per i traumi affligge la coppia, mentre Alcesti disperata esprime ad Admeto i suoi ultimi desideri. 

“Farò come desideri”

Quando Alcesti entra in una teca al centro del palco, adagiata su un cuscino con dei fiori accanto al capo, trasmette tutta l’inquietudine del momento in cui “la sposa non c’è più”. Admeto è sconvolto, senza madre sarà dura, senza moglie, senza nessuna, le promette. Sarà dura perché dovrà sopportare da solo la tragedia, pregando che ella “viva lieta nelle case di A.D.E.”.

In una giornata non trascurabile, arriva l’eroe Eracle, giunto per rivedere l’amico Admeto, “ospitalissimo e sempre mai”, ma al quale nasconderà la morte della moglie.

“Troppe ingiurie, ora come prima”

Pisano ricrea un linguaggio tronco e incalzante, che come un tamburo batte il tempo della scena drammatica fatta con caratteri sagomati per l’opera. Gli eroi, come manichini, sono esposti per mostrare i rapporti umani sconvolti di coloro che hanno creduto alle menzogne, e mentito a loro volta. Admeto ha seppellito il corpo di una donna del quale è lui stesso carnefice, avvolto da un silenzio fatto di rimpianti nel quale sentirsi inadeguato. Vittima dei suoi errori e direttore di una tragedia, l’amore lo sconvolge. “Una sciagura prende uno e colpisce gli altri in altro modo”, chiedendosi se fosse andata diversamente se a morire sarebbe stato lui. Ma non è giusto recriminare. A tanti la morte ha strappato via la sposa, e questa versione racconta come tutto terminò.

Roberta Fusco

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