“Il racconto dei racconti”: la favola della vita tra acrobazie e salti nel buio

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Un mondo incantato, quello dove ci porta Matteo Garrone nel suo ultimo film “Il racconto dei racconti”, a prima vista, un film completamente diverso da quello che ci ha aspettavamo dal nostro regista.

Il racconto dei racconti è liberamente ispirato a tre delle favole de Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile: La regina, La pulce e Le due vecchie.

Il film ci fa viaggiare nel fantastico mondo che gli sceneggiatori Matteo Garrone, Edoardo Albinati, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso hanno creato. Ci si ritrova, come sospesi  tra la storia e l’immaginazione. Tra l’incanto e il disincanto, il ritrovarsi a pensare quanto sia difficile accettare la realtà e quanto si abbia bisogno di giocolieri che ci “distraggano” da quello che siamo e quello che stiamo vivendo.

Le immagini, i paesaggi incantevoli, anche quelli tenebrosi e oscuri affascinano lo spettatore attraverso un poetico gioco di luci, creato dal direttore della fotografia Peter Suschitzky.

Nel rocambolesco avvicendarsi delle tre storie si resta, spesso, sospesi tra lo stupore e il turbamento: la regina (Salma Hayek) che, a tutti i costi, vuole un figlio,  riesce a fare un patto con un tenebroso e inquietante personaggio: il negromante, che le assicura la maternità, ma da pagare a caro prezzo.

Così come un re (Toby Jones) che mentre viene “rapito” dalla necessità di allevare una pulce, non si rende conto di quanto male faccia alla sua unica figlia, la principessa Viola (Babe Cave).

Più sconvolgente e “realmente moderno” il sacrificio delle due vecchie sorelle (Shirley Henderson  e  Hayley Carmichael) dinanzi alla possibilità di rivivere la loro perduta giovinezza, bramata dall’ardente e malato desiderio del loro re (Vincent Cassel).

 

Di solito, dalle favole ci si aspetta la morale; può darsi che si esca dal cinema, dopo aver visto “Il racconto dei racconti” con la sensazione che una morale non ci sia.

Ma se ne potrebbe uscire con la consapevolezza che nel circo della vita ci sono cose che non si possono cambiare, perché non dipendono direttamente da noi, come la vecchiaia o la morte.

Ma ce ne sono altre che, invece, possiamo cambiare con le dovute e necessarie “acrobazie o salti nel buio”.

G. Clausino

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