“Catàmmari catàmmari nel fondo del pozzo”, coraggio e riscatto nel libro di Angela Rosauro

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“Storia stramma, principia in un modo e si conclude…”

“Davvero una storia stramma che è diventata un’altra cosa”.

Queste poche parole virgolettate, estrapolate dall’ultimo romanzo di Angela Rosauro, intrigano e stuzzicano la curiosità del lettore che quando lo gusterà, tutto d’un fiato, ne resterà appagato e sicuramente più ricco culturalmente e socialmente.

Catàmmari catàmmari nel fondo del pozzo”(PAV Edizioni-collana romanzo, maggio 2022, 328 pagine, euro 16,50) è la storia di una donna, Rosamaria Cecere, coraggiosa e fragile al contempo, che per una strana combinazione di casualità, incontri, contrasti, risentimenti e rimpianti, elementi del passato che emergono con tutta la loro forza, effettua delle scelte drastiche, coraggiose che la renderanno, suo malgrado, una eroina forte e tenace, simbolo della lotta contro le ingiustizie e proiettata verso il riscatto etico e sociale della condizione della donna.

“Rosamaria è come l’Etna, diceva la madre. Di roccia durissima, nera, tagliente e priva di vegetazione ma contiene al suo interno la pulsione violenta, inarrestabile e distruttiva del fuoco.”

Il romanzo è un cocktail di ingredienti variegati che ben si amalgamano e, legati dal fil rouge dell’incontro per un’intervista di Rosamaria con Armanda, una giovane aspirante giornalista, ripercorre a ritroso la movimentata esistenza della protagonista.

La realtà e la fantasia si uniscono in questo percorso e i riferimenti alla storia recente della Sicilia (attentati ai giudici Falcone, Borsellino…) sono precisi e si uniscono all’intreccio, diventandone uno sfondo della trama interessante che invita alla documentazione, all’analisi alla riflessione e del fenomeno della mafia con i suoi tentacoli.

Il viaggio a ritroso inizia nell’espresso che negli anni 70’ univa il continente alla Sicilia, il Peloritano, il treno del sud, il treno del sole, il treno degli emigranti, a bordo del quale Rosamaria fa ritorno alla terra natia accompagnata da Fabiana per occuparsi dell’eredità di famiglia.

Doveva essere un soggiorno breve, fatto di incontri, documenti, burocrazia, e invece ecco che la protagonista lascia definitivamente Milano, il suo lavoro di manager, Riccardo, il fidanzato industriale, e si riappropria delle sue radici che pensava di aver reciso anni prima, ridando vita all’associazione Biancofiore voluta dal padre e di cui facevano parte imprenditori, produttori e commercianti che intendevano sottarsi al dominio delle “famiglie”.

Ritrova la sua terra del sud, vulcanica, mitologica, calda, profumata e colorata di mare, di vegetazione, di agrumi con le sue bellezze e le sue contraddizioni. Ritrova il suo amore nascosto, scopre la triste realtà della sua amata cugina Adriana, tormentata da Gianni che le toglie la dignità e la voglia di vivere costringendola alla prostituzione.

La storia a ritroso di Rosamaria è forte, dura, ricca di scoperte, colpi di scena, rivelazioni, sogni ricorrenti in cui tra il passato e il presente agiscono, amano, si immolano svariati personaggi legati, nel bene e nel male, a lei: oltre quelli già citati anche Pippo Calò, ‌Tommaso, Nicola, Paolo, Filuccia, Santina, Don Ciccio, Don Manfredi Taormina ed altri.

Le descrizioni dei luoghi, case, masserie, spiagge, campi agricoli, agrumeti, sono affreschi in cui ci si immerge, assecondando i sensi con visioni, odori, suoni, degustazioni.

I ricordi sono prorompenti e si collegano con forza al presente, facendosi strada alla ricerca di una risposta a svariare domande, una in particolare: “Casualità o destino?”

Papà. L’odore di papà… Com’è possibile che un odore stia così nella mente? È lì, inconfondibile ma non è possibile descriverlo né condividerlo. Negli anni pensi di averlo dimenticato, seppellito nelle pieghe della memoria invece, celato da uno strato di cenere, sta lì come brace viva cosicché quando meno te lo aspetti il suo ricordo ritorna… improvviso e strugge l’anima di nostalgia…”

La penna della Rosauro è fluida, a tratti raffinata e a tratti, soprattutto nei dialoghi, forte e senza freni, il che rende il testo più avvincente e reale. Non mancano espressioni in vernacolo che colorano di Sicilia il testo.

Si tratta dunque di un romanzo speciale dove i sentimenti, il dolore, la gioia, la paura e il silenzio hanno il loro peso e diventano fonte di identificazione, consigliabile a chi ama la bella scrittura e le storie con la ricerca della soluzione di conflitti e dal climax  che tiene desta la tensione, associata e tematiche importanti su cui dibattere e prestare attenzione.

 

Daniela Vellani

 

 

 

 

 

 

 

 

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