Intervista ad Adriano Falivene: Bambinella del Commissario Ricciardi

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Classe 1988, nato a Napoli, diplomato presso l’Accademia di Arte Drammatica del Teatro Bellini, con esperienze di drammaturgia da vendere, Adriano Falivene è un artista a trecentosessanta gradi. La sua poliedricità accompagnata da un talento innato arricchito dalla professionalità fanno sì che si tratti di una persona veramente speciale. Attore di spettacoli teatrali e di film, ballerino, clown, giocoliere, equilibrista, umorista, trasformista, cantante, sono solo alcuni ingredienti della sua energia artistica. Dotato di notevoli capacità espressive riesce a immedesimarsi con i personaggi che interpreta in modo naturale suscitando nel pubblico, sia teatrale che televisivo, immediata empatia e coinvolgimento. Con la sua gestualità, mimica facciale riesce a trasmettere svariati stati d’animo e così, con pizzichi di ironia e retrogusti di saggezza è malinconico, gioioso, simpatico, comico, scherzoso e burlone, triste. Proprio ciò lo accosta a Charlie Chaplin.

In questi giorni in tv nel ruolo di Bambinella nella serie del Commissario Ricciardi su RaiUno.

Benvenuto e grazie per la disponibilità a rispondere alle nostre domande.

Grazie mille per le meravigliose parole.

Sei giovanissimo, ma hai una carriera ricca, variegata e intensa. Quando è iniziato il tuo “viaggio” nel fantastico mondo dell’arte?

Non ricordo quando e in chi per la prima volta ho visto brillare quella luce negli occhi che poi ho inseguito e cercato negli occhi degli altri. Forse in mia madre e mio padre. Poi un giorno al liceo, ho letto “Cyrano de Bergerac”.

Ho ritrovato ed inseguito quella Luce come fosse quel “filo d’oro” descritto nel Lupo della Steppa di H. Hesse o  “il faro sempre fisso, che non vacilla mai.” di Shakespeare, che ha collegato tutte le anime illuminanti da cui ho avuto la gioia di lasciarmi ispirare e salvare.

Clown di Pianeta Terra…

L’incomunicabilità è un dramma! In tutti gli universi possibili il problema resta capire e farsi capire, se ci fossero Clown sulla Luna chissà quale lato ridicolo metterebbe in risalto la loro “Umanità”. Qui sulla Terra molti lati ridicoli degli uomini denunciano solo la loro malvagità e non fanno nemmeno ridere.

Tra i grandi dello spettacolo a chi maggiormente ti sei ispirato?

Non posso guardare Massimo Troisi, Chaplin ed Eduardo senza piangere.

Chi sono i maestri che sono stati determinanti nella tua crescita artistica e perché?

Alvaro Piccardi mi ha lasciato un segno indelebile nell’anima. Rosa Masciopinto è il mio “Balthazar”, antico e misterioso Guru clown. Daniele Russo e il suo Naclerio (personaggio che poi ho successivamente visto interpretare magistralmente anche da uno straordinario Massimo De Matteo) in Masaniello è stato la scintilla che ha fatto esplodere in me l’esigenza di fare il provino in Accademia. Ricordo di essere rimasto sveglio quella notte, affascinato dalla meraviglia che Tato Russo aveva suscitato in me e negli spettatori, sognai ad occhi aperti di essere parte di quel coro di occhi illuminati. Carmen Pommella che un giorno mi ha inchiodato ad una sedia con Mercuzio e il suo dolore, liberandomi con un urlo che mi ha insegnato ad aprire e chiudere quel “rubinetto” di sofferenza.  Geppy Gleijesies con cui ho vissuto tre anni respirando Eduardo e Luciano De Crescenzo. I direttori di scena Filippo Affatati, Walter Frediani e Franco Grieco dai quali si evince la poesia del teatro in ogni singola ruga d’espressione del volto. La mia agente Luisa Mancinelli presente ed affettuosa come una seconda mamma. Sono miei maestri anche di umanità tutti questi, come le maestranze che ho incontrato, i tecnici che vorrei citare tutti, Salvatore Palladino, Gennaro Iengo, Luigi Di Martino… vorrei davvero citarli tutti perché sono volti che si alternano nella mia memoria e mi regalano flash di felicità.

Alessandro D’Alatri nei cui occhi ho rivisto il fuoco e la poesia di Cyrano…

”O Capitano! Mio Capitano! “

Da piccoli si guardano alcuni “Grandi” con quel desiderio di diventare come loro.

E da quali “Grandi” ci si lascia ispirare dipende la nostra vita. Devo molto ai miei Maestri, spero di essere un giorno per altri quello che sono loro per me.   

Hai studiato presso l’Accademia di Arte Drammatica del Bellini e proprio in questo teatro ti sei distinto in “Gran Varietà” e lo spettacolo “Dignità Autonome di Prostituzione

Gli anni in accademia sono stati i più sereni della mia vita. Cristina De Miranda e Gabriella De Carlo attraverso lo studio della voce mi hanno mostrato l’amore, il piacere che c’è nel dare, nel lasciare un segno. Le lezioni di dizione con Renato De Rienzo mi hanno insegnato l’importanza e la neutralità delle parole. Livio Galassi e la sua straordinaria, precisa abilità, quasi telepatica ed immediata, di connessione ad un sentimento, (Diderot). Gabriele Russo, non riesco a descrivere l’affetto e la riconoscenza che mi lega a lui, mi ha regalato Gnegno, poi lo ha lasciato libero di vivere per anni con una famiglia di artisti straordinari nella compagnia di Dignità Autonome di Prostituzione di Luciano Melchionna, che mi ha fatto crescere, sperimentare, giocare e vivere la magia di teatri stracolmi di persone e di onirica felicità.

Poche parole per definire il teatro e la sua importanza

 “Il teatro è il disperato tentativo di dare un senso alla vita” Eduardo De Filippo.

Che cos’è per te la recitazione?

Giocare, in modo serio, ad indagare le motivazioni che ci rendono meravigliosi ed orribili.

Il Covid è stato molto penalizzante per il mondo dello spettacolo. Molti spettacoli vengono offerti in streaming, un tuo parere.

Non sono del tutto contrario a questa nuova forma di intrattenimento ma spero si tratti solo di un momentaneo rimedio all’esigenza di quel vero scambio di emozioni, non filtrato da uno schermo, che solo in teatro può avvenire.

Ed ora parliamo dei film a cui hai preso parte.

Un’esperienza di set che mi ha segnato particolarmente è stata quella con Danny Boyle in “Trust”. Come mi è successo per Ricciardi, ho visto muoversi attorno a me una macchina straordinaria ed enorme spinta dall’amore di ogni singolo professionista. In Danny Boyle come in Alessandro D’Alatri era tangibile quella capacità di irradiare gli altri con la loro travolgente passione, creando così un unico corpo devoto alla realizzazione di quell’opera.

Ed ora nella fiction della RAI che sta riscuotendo tanto successo, “Il Commissario Ricciardi” sei un personaggio singolare e caratteristico della città partenopea fin dal ‘600: il femminiello “Bambinella”.

Da quando mi è stata affidata questa delicata e meravigliosa creatura la mia vita è cambiata. Sento di doverla proteggere ed omaggiare con tutto quello che mi è possibile fare. Sono ancora travolto dalle emozioni che mi sta restituendo e quindi non riesco ancora a parlarne.

I prossimi progetti?

Ho fatto qualche provino, tengo le dita incrociate!

Il tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe fare un tour con una compagnia di attori/circensi e ricavarne un film.

Abbracciare Claudio Baglioni e cantare insieme a lui.

 

Che i sogni di tutti coloro che possono rendere il mondo migliore non restino in un cassetto.

Complimenti e un grande in bocca al lupo per tutto!

Viva il Lupo, grazie di cuore.

 

Daniela Vellani

 

Foto di scena di Anna Camerlingo

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