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Napoli, al teatro Diana, successo per “Once upon a time” di Emilia Zamuner

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foto Daniela Vellani

“Ieri sera il sogno si è avverato… il disco “Once upon a time” è uscito… le tre persone che mi hanno premiata… Premio Massimo Urbani… erano lì e i miei grandi maestri, le mie guide, erano lì a farmi compagnia… è stato come rivivere la serata del premio con le due persone che avrei voluto con me quella sera… è stato emozionante… davvero emozionante… grazie a tutto il pubblico che ieri sera ci ha fatto compagnia” (Emilia Zamuner)

Un elegante teatro gremito per un evento unico, tante belle persone, voglia di bellezza a 360 gradi, desiderio di ascoltare il buon jazz, sorrisi, abbracci, divertimento e speranza… ecco cosa palpitava lunedì scorso al Diana di Napoli.

Ma di che si è trattato?

Si è trattato di un evento che definire straordinario è dir poco: un connubio di cultura, arte, bel canto e solidarietà in un profumato cocktail di incontri luminosi.

Protagonista di questo momento speciale è stata Emilia Zamuner, “l’Ella Fitzgerald napoletana”, la giovanissima cantante jazz dalla marcia in più e dal sorriso disarmante.

La talentuosa vocalist si è esibita con una superband costituita da eccellenze del jazz internazionale: Massimo Moriconi al contrabbasso, Piero Frassi al pianoforte e Massimo Manzi alla batteria, i tre musicisti che l’accompagnarono durante l’esibizione vincente del premio Massimo Urbani 2016 e con cui ha realizzato “Once Upon a Time”. L’evento organizzato con la collaborazione dell’Unitalsi e del teatro Diana, è stato, infatti, l’occasione per la presentazione del disco e nel corso della performance ne sono stati eseguiti diversi brani.

E non sono mancate le sorprese. Sul palco sono apparse altre due eccellenze del panorama jazzistico: il trombettista Marco Sannini e il sassofonista Giulio Martino.

Si può, dunque, immaginare la splendida musica sbocciata nelle diverse esecuzioni.

La voce della Zamuner, nitida, cristallina, dal timbro caldo e armonioso si è aperta ad una eleganza senza eguali e in alcuni momenti si trasformava in veri e propri strumenti musicali che “staffettavano” armoniosamente e a tratti simbioticamente con i fraseggi del sax e della tromba o i ricami sul piano, duellando anche allegramente con il ritmo della batteria sfiorata con le spazzole con la delicatezza di una piuma.

Il concerto si è aperto con le splendide interpretazioni di But not For Me di Gershwin e di The Nearness of You.

Via via i brani si sono susseguiti tra standard, ballad, blues e il miglior jazz moderno con cambi di atmosfere, ora soft e raffinate ora vivaci ed effervescenti, il tutto sempre condito da meravigliose improvvisazioni che hanno messo in luce le qualità di ciascun musicista.

Non sono mancate interpretazioni di brani dalle sonorità inusuali come Self Portrait di Mingus, così come non poteva mancare il jazz brasiliano con la superba ed originale lettura di un brano di Jobim reso scoppiettante e brioso dal ritmo rimbalzante di voce, effetti vocali, pianoforte, battute di mano e batteria.

L’immancabile, espressivo e peculiare scat, che caratterizza le performance della Zamuner, ha spesso arricchito le esecuzioni, colorandole di ulteriori e suggestive immagini musicali.

Il canto e la musica sono così fluite, spaziando nel mondo del jazz in modo coinvolgente e carico di gioia… ebbene sì, gioia, per la partecipazione ad una vera e propria festa che ha sospeso in alcuni momenti il tempo del quotidiano per condurre tutti in una dimensione universale di condivisione e di unione.

A gran richiesta la super band ha eseguito il bis e così con Honeysuckle Rose, interpretazione con cui la Zamuner si è aggiudicata il secondo posto all’ambito premio internazionale Ella Fitzgerald jazz vocal competition 2019 a Washington, si è concluso in modo esplosivo un concerto strepitoso e unico che ha lasciato belle tracce nei cuori dei numerosi presenti.

Complimenti ai protagonisti che hanno reso possibile tutto ciò e un particolare plauso a Emilia che in forma smagliante ha incantato il pubblico con la sua voce argentea e sfavillante come l’elegante mise che indossava.

 

Daniela Vellani