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Intervista a Flavio Furno, nel cast del film di Nanni Moretti “Il sol dell’avvenire”

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Flavio Furno, napoletano, classe 86, è senza alcun dubbio un volto molto noto del piccolo schermo, al quale il pubblico è affezionato. Furno è un attore con una lunga gavetta alle spalle, grazie alla quale riesce a dare spessore e risalto a tutti i suoi personaggi,  per questo il pubblico lo apprezza e lo segue con interesse.

Tante le fiction di successo alle quali ha preso parte: Tutto può succedereIn arte NinoLa vita promessa, Noi, solo per citarne alcune. Ha partecipato alla fiction Il nostro generale, con Sergio Castellitto, interpretando il capitano Sechi, suo braccio destro. Al cinema ha recitato con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak nel film “Moglie e marito”, è stato tra i protagonisti del film Quann Chiove, di Mino Capuano. Furno è nel cast del film Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, che esce nelle sale domani 20 aprile, e ha un ruolo anche nel film Holiday di Gabbriellini, in uscita prossimamente.

Abbiamo incontrato Flavio Furno e lo abbiamo intervistato:

Flavio, parliamo dell’esperienza nella Fiction Il nostro generale, cosa hai pensato quando ti hanno proposto un’avventura televisiva così complessa?

Avevo già lavorato con Lucio Pellegrini [il regista], alla fiction Carosello Carosone, per cui quando mi ha chiamato per questo nuovo progetto ho accettato quasi a scatola chiusa, fidandomi di lui. Man mano che leggevo la sceneggiatura e mi avvicinavo al personaggio del Capitano Sechi, sapevo di aver preso parte ad un progetto importante. È  un periodo storico dell’Italia che mi ha sempre affascinato, inoltre credo sia ancora necessario parlare e raccontare di quanto accaduto in quegli anni e dell’importanza del generale dalla Chiesa per il nostro Paese.


Come ti sei preparato per interpretare il capitano Gian Paolo Sechi?

Interpretare un personaggio ancora in vita non è mai semplice. Fisicamente siamo molto diversi, in più lui è sardo, e quindi la prima cosa che ho pensato e proposto a Lucio è stata: devo imparare il sardo. Invece l’idea del regista era quella che noi ufficiali parlassimo in italiano senza accento per sottolineare il ruolo istituzionale di quelle figure, essendo quasi tutto il tempo in borghese, perché infiltrati, doveva essere un segno distintivo.

Ci saremmo dovuti incontrare ma poi per un suo imprevisto non è stato possibile e ti dirò, con il senno di poi meglio così, perché sarebbe cresciuta ancora di più la responsabilità di essere più fedeli possibili a quanto accaduto.

Mi rammarico di non aver potuto tenere i baffi: su questo il capitano, oramai generale in pensione, è stato categorico!

Lui era un uomo molto vicino al generale Dalla Chiesa, un uomo di cui si fidava, che idea ti sei fatta di lui, avendone vestito i panni?

Beh, il loro legame si capisce molto bene nella fiction, era quello che si definisce il suo braccio destro.

Il generale Dalla Chiesa poteva fidarsi di pochissime persone, e il capitano era la persona più fidata. Fu mandato a parlare con il ministro al posto del generale stesso, per cui è facile intuire il loro rapporto.

Inoltre, dal punto di vista investigativo, il capitano Sechi essendo a Torino già da tempo, fu lui ad illustrare la situazione al Generale e a suggerirgli che qualcosa nell’aria stava cambiando e che era necessario approfondire. Quando, finalmente, ebbero il via per formare il primo Nucleo speciale antiterrorismo, Sechi si occupò di selezionare personalmente i giovani sottuficiali dalle varie scuole militari in tutta Italia. Una bella responsabilità dato il sacrificio che avrebbe richiesto per questi giovani uomini entrare a far parte del Nucleo.

Si è parlato di un dietrofront da parte della Rai rispetto al rinnovo per la seconda stagione della serie Noi, trasposizione italiana della fiction americana This is us. Pensi che la rete nazionale non sia ancora pronta a sostenere questo tipo di progetti?

Quello che ti posso dire è che probabilmente è stata trasmessa nel momento meno adatto. Durante la pandemia molte persone avevano avuto modo di vedere il prodotto originale americano – anche fasce di età che prima non avevano familiarità con le piattaforme digitali, sono diventate i primi fruitori di quei servizi.

La messa in onda post pandemia ha scatenato inevitabilmente i paragoni con This is us. Inoltre, secondo la Rai, il pubblico italiano non è abituato ad una struttura narrativa di continui flashback. Il racconto è fedele al prodotto USA, quindi ci sono continui ritorni al passato e poi al presente. Anche se io credo che una volta entrati nel meccanismo, seguire le storie è semplice.
Dispiace perché era un bel progetto con bravissimi professionisti e colleghi.

“Quanno chiove” – film in tre capitoli di Mino Capuano. Tre storie per raccontare il tempo che passa, i non detti che spiegano una vita, una saudade dal sapore napoletano. Tu sei tra i protagonisti dell’episodio L’appucundria. Che rapporto hai con questo sentimento?

Ah, io ho un rapporto bellissimo con l’appucundria, è un sentimento che amo moltissimo! Essendo un malinconico d’altronde, non poteva essere diversamente. Far parte di questo progetto mi ha entusiasmato molto, per me Mino Capuano è stato geniale. Purtroppo ha avuto una distribuzione limitata essendo un film autoprodotto, però, voglio raccontarti una cosa: ho suggerito a Mino Capuano di inviare il film a Nanni Moretti e così è stato inserito nella rassegna Bimbi Belli – che si tiene ogni anno al Nuovo Cinema Sacher –  per i registi emergenti. Ed io ne sono sinceramente contento perché credo che il film sia veramente bello.

Dal 20 aprile ti vedremo, appunto, al cinema con “Il Sol dell’Avvenire” di Nanni Moretti. Com’è lavorare con lui?

Ho avuto un primo incontro molto informale con Nanni che era andato molto bene, però sai se ne fanno tanti di questi incontri, quindi quando la mia agente mi ha chiamato per dirmi che voleva provinarmi mi sono commosso!

Nanni è maniacale sul set, ti rendi conto da subito che ha tutto chiaro nella sua mente e che tu partecipi al suo progetto seguendo la sua visione, come i grandi registi fanno.

C’era una bella magia sul set e poi lavorare con colleghi come Silvio Orlando e Margherita Buy è sempre un piacere.

Il film è bellissimo, ti piacerà.

Prossimamente in uscita anche Holiday, il nuovo film di Edoardo Gabbriellini. Puoi svelarci qualcosa?

Il film è in post produzione, parla di una vicenda giudiziaria molto complessa, una ragazza è accusata di aver ucciso sua madre e l’amante ed io sono il pubblico ministero. Non posso dire molto di più.

Ci sono finito un po’ per caso in questo progetto. Avevo aiutato una mia amica e collega a preparare il self tape da inviare alla casting per questo film e alla fine le hanno chiesto di chi fosse la voce fuori campo che le dava le battute. Da lì abbiamo fatto il provino e per me, essendo abituato al linguaggio giudiziario per motivi familiari, devo dire che è stato anche più semplice immedesimarmi nel personaggio.

Nuovi progetti?
È in onda in Olanda la quinta stagione della serie tv Mocro maffia, dove il mio personaggio era già comparso nella seconda stagione e poi ritorna in scena dopo varie vicissitudini. Un prodotto Videoland molto seguito e distribuito in tutto il nord Europa, non so ancora se verrà distribuito anche in Italia.

Poi ci sono altre cose in ballo ma non posso svelarti nulla!

Paola Improda