Napoli, intervista a Nu’Tracks, i nuovi direttori artistici del Teatro Bolivar

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Per iniziare una nuova sfida c’è bisogno di entusiasmo e, questo, a Nu’Tracks non manca. A pochi giorni dalla conferma, abbiamo raggiunto telefonicamente Anna Evangelista e Stefano Scopino, fondatori e manager di Nu’Tracks, per poter parlare della direzione artistica del Teatro Bolivar di Napoli, la nuova grande sfida affidatagli.

Associazione napoletana nata per la sua alternativa esplorazione di mix artistici nelle culture internazionali e resi ad evento, Nu’Tracks trova un terreno stabile su cui sperimentare nel quartiere dei nuovi approcci alla cultura, per poter rappresentare all’interno della città un punto di riferimento, ma anche il meccanismo per un nuovo cambiamento.

 

Arte, musica e teatro si confonderanno nei prossimi mesi, per un nuovo capitolo per il Teatro Bolivar: ancora tutto da scrivere ma che sembra già aver messo le parole giuste nell’ordine corretto.

La stagione partirà ufficialmente per il 2022/23 ma già in questi mesi verrà lanciata qualcosina. È di sicuro questo un nuovo capitolo per il Teatro Bolivar ma anche per voi di Nu’Tracks. Com’è questa nuova sfida?

Anna: Sicuramente è una nuova sfida a tutti gli effetti. Siamo un’associazione nata per organizzare e produrre eventi in luoghi sempre diversi. In questo caso, il teatro ci ha molto stimolato con la possibilità di dargli una luce nuova, non solo al teatro stesso, a noi di Nu’Tracks ma anche al quartiere in cui si trova, per poter dare delle opportunità diverse. Come dicevi tu, la stagione su cui andremo a lavorare è 2022/2023 e anche 23/24, quindi si parla di due stagioni teatrali, però tutti questi mesi, Covid permettendo, ovviamente..

Stefano: Già ci sono saltati due, tre progetti in questo mese di gennaio..

Anna: Sì, ma diciamo che tutto il periodo da gennaio a maggio ci servirà per far capire quale sarà la nostra proposta, ovvero far capire quale sarà la linea che vorremmo prendesse il teatro.

Stefano: Per poi chiaramente uscire a settembre con un cartellone sia teatrale che musicale. Molti difatti ci stanno chiedendo: “Farete solo concerti? Farete solo teatro?”. No, sarà un cartellone che comprende una stagione teatrale ed una musicale.

Anna: L’idea è di non limitarci ad artisti solo a livello nazionale, cercando di creare un’offerta quanto più vicina a quella che è la nostra mission, ovvero di una realtà che ha come obiettivo far vivere l’arte.

 Stefano: Che sia quella più vicina, ovvero la napoletana e italiana, ma anche quella internazionale, che spesso ha difficoltà ad approdare a Napoli.

 Anna: E sia di dare la possibilità ai giovani artisti, a livello teatrale e a livello musicale, di potersi esprimere.

Stefano: Infatti. Quello che più ci ha colpito dell’intraprendere questo nuovo percorso professionale, ovvero quello di perseguire un teatro, un luogo statico un po’ diverso da quello che abbiamo fatto finora con Nu’Tracks, è anche quello di creare un punto fermo, un punto che non si limiti allo spettacolo in sé, ma che sia un punto di cultura 24ore su 24 e 7 giorni su 7. Per questo già stiamo pensando e pianificando attività correlate come dei corsi che facciano vivere il teatro sempre e non solamente quando inizia il concerto o lo spettacolo.

 Sento da parte vostra un grandissimo entusiasmo. Non è una sfida da poco e come nuovo capitolo che si apre, cercate d’inserire Nu’Tracks all’interno di un nuovo contesto. Possiamo dire però che questo periodo, fino all’avvio ufficiale della stagione, farà un po’ da gavetta, no? Anche se il Covid, come abbiamo detto, può frenarvi.

Stefano: Si, lanceremo in questi mesi delle proposte sia musicali che teatrali, infatti già nella rassegna che abbiamo proposto nei mesi scorsi, c’è un’impronta di quello che faremo.

Anna: Ovviamente con il Covid noi come realtà non siamo stati fermi. I teatri possono continuare a svolgere le loro attività, ma c’è chi è spaventato e quindi fa di tutto tranne che andare a teatro, che probabilmente in questo momento è uno dei luoghi più sicuri che ci siano. Dall’altra, ci sono persone positive, altre che si sono incontrate con un contatto e sono in quarantena, quindi davvero è estremamente complicato.

Stefano: È chiaro che siamo partiti un po’ con il freno a mano tirato, purtroppo. Però è anche il lato positivo di tutto questo è che abbiamo tempo di pianificare meglio i prossimi mesi, per non parlare della prossima stagione.

Anna: Volevo sottolineare una cosa che hai detto rispetto all’entusiasmo che abbiamo. Di base siamo sognatori e forse questo è uno dei nostri punti di forza maggiore, ovvero avendo questo grande entusiasmo, credendo realmente nel progetto che abbiamo, non ci fermiamo.

Stefano: Nell’ultimo mese c’è stata la pianificazione del lancio di questa nuova avventura e tutti ci chiedevano d’identificarci. E sì, ok, per noi è fondamentale dare i nostri nomi e dire chi siamo, però è altrettanto fondamentale che questa direzione non è del singolo ma di Nu’Tracks: non far perdere la nostra identità come ideale, come situazione più che come singolo individuo.

 

Si può dire che il teatro diventerà il vostro terreno. Penso che sia la cosa più bella per una realtà come la vostra che cerca di portare qualcosa di nuovo nella cultura napoletana, avere un luogo dove poterlo fare e poter permettere alla territorialità di avere un punto di riferimento. È da onorare, e sono contenta del vostro entusiasmo, soprattutto, in una realtà come quella dei nostri giorni, senza entusiasmo non si potrebbe far nulla. Proprio su questo, vorrei sapere quali sono i vostri obiettivi. State organizzando un cartellone per le prossime stagioni dove potrete sperimentare vari progetti, come farete concretamente?

 

Stefano: La nostra idea è di creare un’offerta che si differenzi da quello che già c’è a Napoli, sicuramente cercheremo di sperimentare il più possibile e di aprirci a cose che a Napoli non si fanno, questa è l’idea principale. Ripeto, il discorso di pianificare cose che siano sia di origini napoletane, quindi del nostro territorio ma anche non, quindi dal nazionale all’internazionale. È chiaro che ci saranno anche cose già viste e riviste a Napoli, perché anche quelle fanno parte del nostro bagaglio culturale e soprattutto territoriale, ma l’idea è di non limitarci a quello, ma di ampliare la proposta culturale del territorio. Sicuramente, crediamo molto nei punti di forza del teatro quali la posizione, la capienza, la struttura. La nostra idea è di creare per tutta la città di Napoli una proposta alternativa a cui affidarsi.

 Anna: Ma anche per far venire alle persone la voglia di sperimentare e conoscere quello che non è la strada sicura, nel senso che Nu’Tracks significa “nuove tracce”: far sì che le persone imparino a fidarsi di noi, in maniera positiva o negativa, nel senso che magari la nostra proposta può anche non piacere, come ogni cosa. Noi faremo proposte che possano portare le persone ad avere voglia di conoscere cose nuove e non restare nella comfort zone che già si conosce.

 La proposta di voler creare mix di musica e culture nei vostri progetti, rovesciata nella realtà di Napoli e ora per giunta nel Teatro Bolivar, è simbologicamente importante per collegare le diverse culture napoletane.

Anna: Assolutamente, la risposta del pubblico non sempre è positiva, c’è sempre un po’ di scetticismo perché per quanto la nostra città possa essere nata con un mix di culture, c’è un pubblico non abituato, si fa difficoltà a lasciarsi andare a cose nuove. Bisogna pian piano creare un progetto che le persone possano accettare.

 Ma lo dice anche il nome, con Nu’Tracks sono certa che riuscirete a farlo. Avete tutti i presupposti giusti!

Anna: Noi lo speriamo, è chiaro che noi essendo una realtà che produce eventi, fare la direzione artistica e organizzativa del teatro non significa chiuderci in toto all’interno della struttura, che sarà il nostro principale obiettivo, ma noi comunque continueremo a lavorare ad altri progetti esterni.

Stefano: Progetti esterni che spesso si incroceranno anche con la strada del teatro o saranno in parallelo. È chiaro che in estate il teatro si ferma, quindi si cercherà di lavorare all’aperto o comunque, proseguiremo la nostra mission, ovvero quella di creare gli eventi in location che non siano adibiti a quello.

 Anna: Quando parli di mixare diverse forme di arte e cultura, è una cosa che abbiamo sempre fatto ed è sempre stato uno dei nostri punti di forza, come il concerto di Gnut & Sollo al Pio Monte della Misericordia, sotto il Caravaggio. Quello, tra i vari, è stato uno degli eventi simbolo di qual è la nostra idea. E che chiaramente continua ad essere ancora quella.

 Sperimentare e realizzare eventi del genere non è da poco. Soprattutto, realizzare eventi che vadano oltre il classico e che portino il pubblico ad essere più incuriosito nell’avvicinarsi ad un qualcosa che vada in realtà molto più oltre.

Anna: Sì, andare ad un concerto all’osservatorio astronomico ti permette di ascoltare musica, ma magari vivere un’esperienza di un posto meraviglioso, come l’osservatorio o il Pio Monte della Misericordia. Sono lì ma noi cittadini spesso non andiamo a vedere le bellezze della nostra città a meno che non si verifichino degli episodi particolari oppure non siano delle persone che vadano a fare una gita all’interno della propria città.  Ci sono tante cose da scoprire a Napoli ed è bello poter incrociare più elementi insieme.

Mi viene spontaneo un pensiero: dato che siete una realtà alternativa e vi trovate nella direzione artistica di un teatro, scomporrete anche quindi quello che potrebbe essere il concetto stesso di teatro?

Stefano: Guarda, in realtà non ci siamo dati regole o limiti.

Anna: Siamo aperti a qualsiasi realtà, ma anche all’idea di creare delle reti. Si possono creare reti di collaborazione anche con realtà apparentemente lontanissime da quello che noi facciamo, però mettendo insieme le forze si possono creare dei bei progetti se si ha lo stesso obiettivo. Quindi se la strada è la stessa, ognuno con i propri mezzi, se si vuole raggiungere lo stesso obiettivo, perché no? Le nostre idee sono queste, quello che verrà lo scopriremo insieme. Penso che tutti abbiamo vissuto delle situazioni dove c’era un’idea di partenza e poi siamo arrivati a modificarsi in corsa perché abbiamo scoperto cose nuove, perché abbiamo incontrato persone quindi siamo molto aperti.

Anna: Noi siamo sempre grati di questa opportunità perché per noi è un modo per spiegare quello che facciamo perché magari tante persone vanno ad un concerto e non si pongono il problema o non sono interessati più di tanto a chi c’è dietro l’organizzazione di questo concerto, quando invece avere persone che si interessano alla realtà organizzatrice significa dar voce anche a quelli che sono i nostri obiettivi.

 

Roberta Fusco

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