Napoli, al MADRE, parte “On the road – Tutte le strade portano a teatro”, la nuova stagione del Nuovo Teatro Sanità

foto Roberta Fusco

Nel suggestivo cortile del Museo Madre di Napoli, il 17 settembre è stata presentata la prima parte della stagione teatrale del Nuovo Teatro Sanità. Da settembre a dicembre 2020, “On the road – Tutte le strade portano a teatro”, sarà un viaggio di scoperta ed unione all’interno di nuovi spazi teatrali ospitanti.

La conferenza ha visto la partecipazione della presidente della Fondazione Donnaregina Laura Valente e del direttore artistico del Teatro Bellini, Gabriele Russo, del direttore artistico di ntS’ Mario Gelardi, che ha esposto le novità in programma per i prossimi mesi.

A causa delle nuove normative anti Covid-19, le piccole realtà teatrali si sono ritrovate a dover affrontare grandi problematiche, primo fra tutti, il numero dei posti a sedere. NtS’ dopo aver scoperto di poter ospitare solo un massimo di 27 persone come pubblico, si è subito adoperato per ridimensionare la stagione, pur di non privare la Sanità del suo punto di riferimento teatrale.

Ma il teatro dà e riceve, e per i prossimi mesi il collettivo ntS’ riceverà infatti l’ospitalità del Museo Madre, del Teatro Piccolo Bellini e della Basilica di Santa Maria della Sanità.

 

Lo scambio consentirà di non fermare l’attività teatrale, per dar vita ad un nuovo percorso di collaborazione. Dimostrando come l’arte contemporanea possa unirsi sinergicamente, il Nuovo Teatro Sanità collabora già da due anni con la Fondazione Donnaregina per il progetto “Dramma Lab”, il quale sarà il punto di partenza del viaggio con Biografie di artisti sconosciuti, in scena dal 18 al 20 settembre all’interno del Madre: un percorso diverso per ogni replica, durante il quale i giovani drammaturghi interpretano biografie e dialoghi immaginari tra gli artisti.

 

Meno immaginaria e ancora tremendamente attuale è ‘A freva – La peste al Rione Sanità, dal 13 al 18 ottobre alla Basilica di Santa Maria della Sanità. Con la regia di Gelardi e la collaborazione del Teatro di Napoli, lo spettacolo posticipato a causa del Covid, prende ispirazione non solo da La Peste di Camus, ma anche dal Covid stesso.

Ma senza che l’epidemia invada ancor più lo spazio teatrale, dal 29 ottobre al 13 dicembre si attua il Piano Be, la programmazione realizzata in collaborazione con il Teatro Civico 14 di Caserta all’interno del Teatro Piccolo Bellini. In totale indipendenza e libertà, con quattro produzioni originali e attuali, ntS’ ha la possibilità di contaminare nuovi spazi e di farsi influenzare con linguaggi nuovi grazie all’ospitalità del Teatro Bellini.

Per la seconda parte della stagione, Mario Gelardi spera di poter ricambiare l’ospitalità con Guest in Sanità, accogliendo delle compagnie selezionate per alcuni giorni. Ovviamente, a causa del Covid, non sono ancora chiare le modalità, che saranno sicuramente esposte nei prossimi mesi.

 

Nel frattempo, si possono percorrere le strade che portano al teatro: dedizione, collaborazione e passione, sono le vie principali dell’arte contemporanea targata ntS’.

Un teatro che non si ferma, bensì invade le strade di Napoli per fare arte, anche se “È un po’ brutto e un po’  bello”, ci spiega Mario Gelardi:

 

Posso immaginare quanto un direttore possa essere legato al suo teatro. Com’è essere ospitati per la prima volta dopo 8 anni?

Cito la frase dei miei ragazzi: “È un po’ brutto e un po’ bello”, nel senso che è bello perché ci apriamo alla città, andiamo in altri luoghi, quindi conosceremo un nuovo pubblico. Questo però nasce dall’impossibilità di stare nel nostro teatro e quindi speriamo di poterci ritornare il prima possibile.

Cosa si aspetta da questa nuova stagione teatrale?

Mi aspetto che il pubblico abbia voglia di tornare a teatro, che voglia condividere con noi questa situazione, difficile sia per loro che per noi, e poi magari di acquistare un pubblico che magari ha ancora remore nell’arrivare nella Sanità.

Arte contemporanea con l’arte teatrale contemporanea. Com’è essere ospitati dal Museo Madre?

 Il Madre è uno dei luoghi della città che io preferisco, vengo qui a rilassarmi, ormai siamo diventati di casa, possiamo quindi godere di questi cortili, delle stanze, fonte continua d’ispirazione per il nostro lavoro e soprattutto per il lavoro che facciamo al Madre. Tutto ciò che faremo in questo spazio è nato pensando a questi luoghi. Per me che vengo dall’arte figurativa, è il paradiso.

Oltre alla collaborazione con il Madre, ci sono anche quelle con altri teatri. Com’è l’unione tra più direttori e più programmazioni teatrali?

Questa credo sia una delle cose positive, nate durante il lockdown. Alcuni di noi hanno deciso di condividere un percorso di strada insieme e di farsi forza vicendevomente e concretamente. Ci ha unito molto. È chiaro che ci siamo uniti anche per somiglianza di vedute, per esempio il fatto che noi e il Bellini lavoriamo così tanto sui giovani era un punto di partenza essenziale.

 

Manca poco, quali sono le sue emozioni ora e cosa vede per il futuro?

 

Adesso non vedo l’ora di poter tornare in scena, di poter lavorare con gli attori, ma la cosa a cui tengo di più è poter lavorare coi ragazzi, affinchè possano tornare a fare i laboratori, possano venire a teatro rilassati, e affinchè i genitori di questi ragazzi possano stare tranquilli perché sono con noi e da noi.

 

Roberta Fusco