Afragola, Teatro Deconfiscato: “Il Sulfamidico” vince anche contro il maltempo

La rassegna Il Teatro Deconfiscato ha aperto la sua seconda stagione il 7 settembre con lo spettacolo  “Il Sulfamidico”, di Giovanni Meola.

Lo spettacolo che avrebbe dovuto tenersi nella Masseria FERRAIOLI ad Afragola (ex-Masseria appartenente al clan dei Magliulo), a causa del maltempo è stato trasferito al Cinema Teatro Gelsomino, sempre ad Afragola.

“Il Sulfamidico” scritto e diretto da Giovanni Meola ( il quale si occupa anche della direzione artistica del Teatro, e della produzione con la sua compagnia Virus Teatrali) ha dato il via alla rassegna.

Dopo i ringraziamenti del sindaco Domenico Tuccillo, il giornalista del Mattino Giuseppe Crimaldi ha intervistato  il giudice antimafia Catello Maresca, il quale si è soffermato sull’importanza del ruolo del cittadino attivo, che non deve aver paura di denunciare o di apportare il proprio contributo alle Istituzioni che lottano contro la malavita e la criminalità organizzata.

Maresca, che ha dedicato la sua vita a questa lotta, cattura l’attenzione del pubblico con le sue parole semplici e dirette, dice, infatti che ci sono dei limiti, che non si devono oltrepassare,  tra quella che è la cosiddetta società civile e la criminalità organizzata, bisogna evitare che  tanti giovani siano portati a voler seguire le orme di una camorra che, apparentemente, promette una vita agiata, ma che così non è, infatti il giudice, anche con un  po‘ di ironia, si sofferma sul perché la si chiami malavita.

foto Giuseppe Panza

Il messaggio di Maresca è, poi, rivolto al Teatro Deconfiscato, poiché è un esempio che dimostra come con la forza di volontà e la determinazione si possano realizzare il desiderio di libertà e la valorizzazione dei territori.

Dopo l’intervista, è iniziato lo spettacolo:  un monologo suggestivo, interpretato da Enrico Ottaviano, che vede intrecciate più storie, legate tra loro da un filo conduttore che, apparentemente, sono i Mondiali di calcio del ’78, in Argentina. Un bambino napoletano di 6 anni, con la sua passione per il calcio e la Nazionale, e un argentino, padre di un bambino, anch’esso di 6 anni e amante del calcio, straziato da un atroce evento. Nel corso del monologo, si racconta quella che è la realtà dei fatti, ovvero di come il clamore per i mondiali (diventato arma di distrazione di massa) e la gioia generale abbiano coperto le migliaia di vittime uccise in Argentina, negli stessi attimi, a solo pochi passi degli stadi.

Persone torturate, uccise, scomparse, nella più totale indifferenza. I mondiali erano la notizia di quell’epoca.

Il titolo dello spettacolo viene da un medicinale che il piccolo protagonista assunse e, essendone allergico, gli provocò delle forti allucinazioni. Quel piccolo neanche poteva immaginare che a distanza di anni, grazie a quello stesso farmaco, incontrerà uno degli uomini argentini torturati nella strage dei Desaparecidos, il quale gli racconterà tutta la tragica e sconvolgente verità.

Non potendo riportare tutto il monologo, possiamo  trascrivere la sensazione dello spettatore: l’illusione/allucinazione dona la possibilità di coprire ogni tipo di dolore. L’illusione della vittoria dell’Argentina ai mondiali del ’78 ha coperto la tragica verità, le allucinazioni dovute alla reazione allergica dei sulfamidici dai protagonisti della storia, riuscirono a coprire ad uno il dolore profondo per la perdita della propria famiglia e del male subito,  all’altro la verità celata alle spalle di uno dei momenti più felici della sua vita.

La rassegna continua con altri due appuntamenti: L’ 11 settembre sarà la volta di “Albania casa mia“, storia d’immigrazione, di e con Alexandros Memetaj, per la regia di Giampiero Rappa.

E il 14 settembre con “Dita di dama“, una storia di emancipazione femminile, adattata e diretta da Laura Pozone (anche protagonista) e Massimiliano Loizi, tratta dall’omonimo libro di Chiara Ingrao.

Roberta Fusco