Roberto Vecchioni, “Il mercante di luce” e l’importanza delle parole

foto Giuseppe Panza

Grande successo per Roberto Vecchioni al Metropolitan di Aversa, dove ha presentato “Il mercante di luce”, il suo ultimo libro. L’evento è stato organizzato dalla libreria Libriotheca, in collaborazione con il Liceo Classico Cirillo e l‘ISISS Mattei.

Il saluto all’ospite, inizia con un omaggio canoro di Elvira Ariano, ex alunna del liceo Cirillo, che esegue il brano “Chiamami ancora amore“, successo sanremese di Vecchioni, il quale la sorprende accompagnandola durante l‘esecuzione. Dopo di che il professore ha iniziato a parlare agli studenti presenti in sala, incantandoli dall’inizio alla fine. Lo si vede, allora, prendere le vesti d’insegnante di vita nell’intento di trasmettere ai giovani le sue conoscenze ed essere simbolo di speranza e fiducia.

Figlio di napoletani, Vecchioni non si è fermato neanche per un’istante dimostrando tutta la sua forza e tenacia. Si presenta come una persona allegra, solare, con tanta voglia ancora di vivere ed insegnare ad altri. La sua formazione da docente non riesce a placarsi, ed è per questo che davanti ai ragazzi si svincola dalle domande di Vito Faenza per parlare direttamente ai giovani.

Un evento previsto come presentazione e critica del suo libro, diventa quasi un monologo del professore che incanta tutti gli studenti presenti nel teatro.

Con l’obiettivo di trasmettere a tutti di quanto la cultura sia la base fondamentale per essere liberi, Roberto Vecchioni si destreggia tra un argomento e l’altro portando i ragazzi a far riflettere, grazie alle sue parole. Con un linguaggio informale si parla, così, di vita, esperienze passate, lezioni sull’antichità latina ma soprattutto greca, per poi arrivare ad unico fine, dove viene spiegato che il protagonista del suo libro è suo figlio, malato. Al centro del romanzo abbiamo quindi una lotta che non viene vista come un punto di fine, bensì la malattia viene quasi dimenticata. Alla base di tutto, come luce della vita, vi è la cultura che illumina i loro giorni e da qui la frase presente anche nel suo libro: “Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro“.

foto Giuseppe Panza

Giornata ricca di spunti riflessivi e in un crescendo di emozioni. I ragazzi hanno potuto fare delle domande inerenti al libro alle quali, cordialmente, lo scrittore ha risposto. Concludendo poi il tutto con un colpo di scena, quando, tra il pubblico interviene un ragazzo. Simone, un giovane professore di lettere e filosofia, commosso d’incontrare finalmente il suo mito, consegna una lettera a Vecchioni e lo ringrazia vivamente per il ruolo da lui svolto nella sua vita. Se Simone ha intrapreso la carriera d’insegnante, lo deve all’ispirazione avuta da Roberto. Dopo le sue parole commoventi, è stato spontaneo l’abbraccio tra i due, accompagnato dall’applauso di tutti i presenti.

Questo meraviglioso e intenso incontro tra un “insolito” professore e tanti giovani studenti sempre attenti alle sue parole, in un silenzio magico, ci fa capire quanto siano importanti le parole e quanto sia fondamentale saperle esprimere. Roberto Vecchioni, in questo, non è un semplice insegnante, ma possiamo dire, senza ombra di dubbio, un maestro di vita, di esperienze e di bellezza. La bellezza che solo la cultura può donare.

Roberta Fusco